Notizie recenti danno per positivo l’ultimo tentativo di tamponamento della falla di greggio che fuoriesce dal pozzo della piattaforma Deepwater Horizon e che sta progressivamente inquinando il Golfo del Messico e le coste degli stati meridionali degli Usa.
L’amministratore delegato Tony Hayward, intervistato dalla Bbc ha precisato: «Al momento, è difficile quantificare, ma ci attendiamo che si arrivi a recuperare la maggior parte del petrolio». Nell’intervista il leader del gruppo petrolifero afferma che la Bp fermerà la perdita e ripulirà tutto ripristinando le condizioni ambientali precedenti.
Oltre al petrolio stanno affiorando in superficie anche altre operazioni inerenti alla vicenda. L’Washington Post e New York Times, avrebbe denunciato la Bp e i suoi più stretti collaboratori di aver ignorato per anni gli avvertimenti sui rischi ambientali nel Golfo del Messico dei consulenti scientifici del governo. I funzionari avrebbero aggirato alcune procedure e falsificato documentazioni pur di rispettare le scadenze federali per la concessione delle licenze e riscuotere gli incentivi, sia durante l’amministrazione Bush che in questa del presidente Obama.
La rete sta diffondendo oltre ad informazioni rapide e aggiornate che monitorano la situazione, anche una pagina dedicata all’evolversi della vicenda. Ci si può rendere conto del movimento della macchia di petrolio grazie alle immagini scattate dai satelliti della NASA e rielaborate da Google Earth. Google ha inoltre messo a disposizione un sito in cui i cittadini delle aree interessate possono intervenire con notizie e commenti.
Il gigante petrolifero britannico BP, lungi dall’avere un record immacolato di sicurezza, ha proprio in questi giorni avviato una campagna per fare pubblicamente le proprie scuse per aver causato la peggiore catastrofe ambientale nella storia degli Stati Uniti. Obama prontamente ha replicato che quel denaro sarebbe stato speso meglio per ripulire le coste o per risarcire i pescatori del Golfo o tutti coloro che hanno perso il lavoro a causa della macchia di petrolio.
Questa gara di ping-pong informativo e mediatico finalizzata solo a non danneggiare ulteriormente l’immagine delle parti in causa alla fine è un inutile perdita di tempo. A questo punto della situazione, (il danno è fatto), sarebbe auspicabile orientare gli sforzi verso una fase risolutiva, le polemiche e i meccanismi mediatici non servono, meglio accertarsi che la speranza che questo incubo possa veramente volgere al termine in breve.
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