Simpatico e accattivante modo di acculturare i telespettatori, prendendo spunto dalla vita quotidiana Patrizio Roversi si diverte a raccontare l’origine, l’evoluzione e il funzionamento degli oggetti d’uso comune. Dalla moka per il caffè al motore a scoppio, dalla lavatrice al telefonino, l’ironico conduttore accompagna il pubblico di History Channel, in un vero e proprio viaggio nel tempo alla scoperta dell’affascinante quanto inaspettata storia di molti oggetti di uso quotidiano.
Partendo dalla consuetudine e dalla familiarità delle cose di casa, Roversi si imbatte in una storia diversa per ogni episodio. Ed ecco che la sua curiosità si accende e comincia a interrogarsi sul come e perché, ma anche e soprattutto sul quando è nato ogni singolo oggetto.
E partendo dal suo motto: Tutto fa storia lo troviamo alle prese con l’episodio dal titolo: “Questione di caratteri – Il libro” , all’interno di un negozio di informatica Patrizio guarda affascinato un moderno ebook, l’ultimo anello dell’evoluzione del libro, ovvero il libro elettronico o meglio il formato elettronico e/o digitale di un libro. Si tratta quindi di un file consultabile su computer, telefonini di ultima generazione, palmari ed appositi lettori digitali.
Ma andiamo per gradi, per arrivare a tanto bisogna fare un salto nel tempo e arrivare alle origini di due grandi invenzioni che hanno cambiato la storia: scrittura e carta.
La carta come la conosciamo noi deve attendere il 1200, prima in India su foglie di palma, in Cina sulla seta, in Grecia e a Roma su cocci e tavolette di legno ricoperte di vernice bianca cosparse di cera e rilegate da anelli metallici, i codici, appunto da caudex, “tronco d’albero”.
Poi il papiro, molto diffuso nel mondo antico, usato in rotoli dagli egizi fin dal III millennio a.c. e la pergamena, detta anche “carta pecora” perchè prodotta con pelli di pecora, di capra o di vitello.
Ed eccoci in Italia a Fabriano dove inventano il foglio impermeabile e resistente alla fine del XIII secolo, di qualità migliore, più economica e soprattutto benedetta dal Papa. I mastri cartai usavano il riciclo degli stracci, macerati nella calce viva, sminuzzati, tritati, schiacciati dai magli che li trasformavano in poltiglia, passati la setaccio, appoggiati sul modulo, torchiati e appesi ad asciugare, Ed ecco prendere vita un foglio di carta fragile al quale la genialità italiana aggiunse la gelatina animale per renderla liscio, levigato ma soprattutto resistente e pronto ad essere trasformata in cultura.
Grazie alla stampa, nel ‘400 il tedesco Gutenberg inventa il torchio e i caratteri mobili che danno il via alla comunicazione di massa.
La carta stampata è stata il miglior strumento di espressione e informazione nell’universo della comunicazione. La sua evoluzione nei secoli ha permesso di rafforzare la sua costante vocazione: unire popoli e pensieri di ogni etnia, razza o religione, suscitando emozioni e stimolando la creatività in ognuno di noi.
Grazie a questa straordinaria invenzione, lo scibile umano è stato accessibile a una gamma più ampia di lettori contribuendo a cambiare radicalmente il modo di fruire e interpretare la società.
Le generazioni successive hanno potuto creare il proprio futuro basandosi sui risultati che le precedenti sono riuscite ad ottenere e ne hanno fatto un punto di riferimento che influenza tutt’oggi le persone a cui si rivolge, garanzia di pluralismo, che fa della credibilità e della trasparenza i propri capisaldi, riuscendo a influenzare e orientare le opinioni della società.
Trovarsi di fronte alla parola stampata, significa vivere un’esperienza sinestetica dove i sensi s’ incontrano e si fondono. Ed ecco allora che la vista assume un’importanza vitale per l’apprendimento delle informazioni. Ma chi ha difetti deve ricorrere a strumenti che aiutano a correggere le imperfezioni della vista.
“Vederci lontano – Gli occhiali” . Fino al 1200 chi non vedeva bene si affidava alla magia o alla richiesta di miracoli, col tempo pesanti discriminazioni hanno pesato sui malcapitati: “quattrocchi” e “intellettuali”, ma tornando al passato più lontano, gli abbassamenti della vista erano molto difficili da superare, mancavano cognizioni e materiali.
Bisogna attendere il 1200 per le prime lenti correttive, ottenute dal berillo, dal cristallo e dal vetro che iniziano a sfruttare la legge fisica della rifrazione. In principio gli occhiali erano uno strumento d’elite, costosi e usati principalmente da monaci e dotti. Con l’espansione geografica del XII secolo gli occhiali si diffondono in tutta Europa. Li vendono perfino gli ambulanti per strada. Nel 1600 si affermano gli occhiali da cappello o da parrucca.
Ma un altro problema deve aspettare il tempo per essere risolto: le stanghette.
Fino ad allora era la mano ad appoggiare al volto al momento del bisogno l’occhiale. Nell’Ottocento, invece gli occhiali da naso vengono tenuti fermi da pince-nez, gli stringinaso.
E’ sempre nell’Ottocento, però, che il sistema delle stanghette si perfeziona. inventando un accessorio rivoluzionario, le stanghette curve che si appoggiano alle orecchie e consentono una vita quasi normale.
Con la rivoluzione industriale la produzione diventa su larga scala e lo studio di nuovi materiale come al celluloide da il via all’oggetto di moda.
Roversi di volta in volta incontra esperti e collezionisti. Prova ad utilizzare e far funzionare gli antenati dei moderni protagonisti delle sue ricerche al fine di comprendere al meglio come sarebbe la nostra vita se non fossero mai stati inventati.
Insomma da Angela a Giacobbo per arrivare a Roversi e al suo tutto fa storia…
Visualizza altro:http://www.historychannel.it/tuttofastoria/oggetti/occhiali – http://www.historychannel.it/tuttofastoria/oggetti/carta
9 settembre 2010 alle 17:54
sarò una nostalgica ma io preferisco il bel libro cartaceo..vuoi mettere l’odore di carta nuova con questa tecnologia???ehehe
10 settembre 2010 alle 06:53
Ciao e grazie – nessuno toglie il fascino della manipolazione e della personalizzazione (io ci scrivo, evidenzio, metto frecce…) del libro, la tecnologia si affianca alla conoscenza e apporta il suo aiuto – meglio leggere sempre e comunque e piuttosto che il nulla…
10 settembre 2010 alle 09:15
vero! purtroppo si legge sempre meno ed è un peccato!
e comunque io pure sono una che lo violenta il libro: scrivo, evidenzio,frecce, post-it ovunque e linguette a gogo!!
10 settembre 2010 alle 04:46
La storia è molto importante!
Per nostra fortuna Hitler si è dimenticato di studiarla o non l’ha ponderata abbastanza.
10 settembre 2010 alle 06:59
Coi tempi che corrono mi sa che tanti politici si sono dimenticati di sfogliare le pagine della storia per prendere esempio dei corsi e risorsi…
10 settembre 2010 alle 07:22
Mi associo a quanto scritto da Farnocchia. In più, secondo me, il libro elettronico è una specie di “non libro”.
10 settembre 2010 alle 07:39
Non si deve aver paura delle novità – vanno valutate e sfruttate personalizzandole…la tecnologia si affianca al passato non lo sostituisce – per non essere fraintesa non ho ancora utilizzato un ebook ma se serve a diffondere cultura alle nuove generazioni ben venga!
10 settembre 2010 alle 12:18
Non ho paura delle novità. Ho visto un libro “elettronico”; si possono pure “sfogliare” le pagine… però è freddo. Si può voler bene a un libro; è una specie di amore. L’amore è calore. L’ebook (si chiama così?) è freddooooooooooooooo.