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by Loretta Dalola


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L’italia è un signora attempata


Fuori Tg, la rubrica di approfondimento del Tg3 si domanda: se è vero che la vita si allunga sempre più e le nascite diminuiscono, diventeremo un popolo di anziani e che tipo di assistenza offriremo a questa nuova categoria sociale?

Stiamo diventando vecchi. Siamo un popolo che invecchia e lo stiamo facendo velocemente. L’età media femminile è di 84 anni e quella maschile di 79. L’Italia, dunque, già oggi è una signora attempata e nel breve volgere di alcuni anni diventerà sempre più una vecchia signora. Le istituzioni dovrebbero volgere l’attenzione e la sensibilizzazione al fenomeno, perché gli anziani non sono una categoria a perdere e i luoghi di assistenza non devono diventare lager. Il sistema dell’offerta di servizi e facilitazioni per gli anziani, soprattutto in relazione ai nuovi bisogni emergenti in tema di salute e assistenza, non è in grado di rispondere già oggi ad una domanda che domani, con la crescita dell’invecchiamento e in assenza di politiche specifiche e mirate di intervento, potrebbe portare a situazioni di cronico deficit e conseguente disagio per la collettività. Abbiamo ancora tutti ben stampato nella memoria le cruenti immagini denunciate dal fatto di cronaca della casa di cura dell’orrore di Sanremo dove, violenze inaudite e ripetute sono state perpetrate ad anziani incapaci e senza la possibilità di difendersi. Botte e insulti. Malati, anziani non autosufficienti, abusati, legati, malmenati, insultati, denutriti e abbandonati a se stessi in condizioni igieniche indecenti.

Come tuteleremo i nostri cari.? Quali strutture avremo a disposizione per garantire un’assistenza adeguata? Gli anziani sono persone fragili che hanno bisogno della nostra forza, spetta alla società prendersi cura della salute e della dignità di esseri umani che hanno partecipato all’andamento civile.

Un paese che invecchia va incontro ad alcune implicazioni che solo con uno sguardo di lungo periodo consente di cogliere pienamente. Si pensi ad esempio all’aumento del numero di pensionati rispetto alla forza lavoro o all’aumento della spesa sanitaria per prestazioni e farmaci tipici della terza età, ma anche e soprattutto alla necessità di riprogettare le città, i sistemi di trasporto, gli spazi collettivi e quelli dedicato al tempo libero.

Spesso l’età avanzata si accompagna anche a situazioni patologiche e di parziale disabilità che devono far riflettere sugli strumenti e sulle scelte che oggi governano la programmazione sul territorio. Ma non solo. Se un paese invecchia e, quindi, cambia il suo status, devono cambiare anche i modi di fare assistenza. Bisogna collegare uno stile di vita adeguato alle nuove esigenze e pensare di creare situazioni di aiuti e attività sociali che offrano serenità e benessere. E non si tratta di migliorare quanto oggi c’è, ma di cambiare radicalmente la visione. In caso contraio gli anziani rischiano la solitudine e l’emerginazione o il disagio legato al senso di inedegautezza. Si tratta di definire nuove politiche e modelli di intervento che fino ad oggi hanno privilegiato l’aspetto assistenzialistico. Dobbiamo essere coscienti che questo tema rappresenta un problema strutturale che investirà il nostro paese nell’immediato futuro, e che va risolto con nuovi strumenti, anche finanziari, che guardino alla collaborazione tra pubblico, privato e volontariato che garantiscano un dimensionamento ottimale e una razionale gestione del problema.

Domani, si dovrà guardare a questa fascia di popolazione come ad una vera e propria risorsa, alla quale dare risposte articolate, con modelli di offerta innovativi, di qualità ma anche di quantità. Una nuova sfida per questa Italia che cambia.