www.ilsegnocheresta.it

by Loretta Dalola

E dopo il SI

6 commenti


In Italia ci sono le Alpi e gli Appennini che dal punto di vista idrico sarebbero una garanzia. Una risorsa preziosa ma anche un diritto da garantire a tutti.  Sull’acqua, pochi giorni fa abbiamo votato. L’acqua è pubblica.   Adesso che le possibili strumentalizzazioni politiche non hanno più senso, passata e vinta la battaglia, ora bisogna parlare di acqua con la dovuta serenità. Lo fanno, Corrado Augias insieme all’economista Antonio Massarutto, al docente di Diritto Civile all’Università di Torino, Ugo Mattei e al disegnatore Luca Paulesu  a “Le Storie – Diario Italiano”.

Due correnti di pensiero a confronto, due autori di libri che trattano l’argomento, un conduttore/moderatore e un vignettista per fare il punto della situazione dopo il referendum che ha abrogato il servizio idrico integrato  e ha sancito che l’acqua è un bene comune con ragioni incompatibili con il mercato. L’acqua è un valore pubblico non economico.

Ad avvalorare questi concetti le parole del professor Massarutto:  “Ciò che conta davvero è che la legge non mette in discussione la natura pubblica del servizio, l’universalità dell’accesso, il diritto soggettivo dei cittadini a riceverlo a condizioni accessibili: la responsabilità della fornitura continua a essere pubblica e sono i piani di gestione approvati da soggetti pubblici a decidere quali servizi offrire, quanti investimenti fare, quali obiettivi di miglioramento perseguire”.

Ma l’acqua costa, o meglio, i tubi costano, gli impianti, la manutenzione, il servizio, che paghiamo in bolletta, e siccome  “l’oro invisibile” è un  buon business, ci sono  investimenti generali, ed è qui la nodalità della questione.

E’ necessario far funzionare, mantenere e sopratutto migliorare il servizio. Si, ma non solo con le tasse. Occorre una riforma generale della fiscalità con progetti mirati e specifici e soprattutto diventa necessario coinvolgere il cittadino  che l’acqua è un bene, personale e pubblico. Lavorare insieme, far valere il noi contrapposto ad un’egoistica visione di interesse. Una visione ideologica contro l’ottica arraffatrice del profitto.  Come la risolveremo?

Il privato non è una soluzione, anzi diventa parte del problema se entra nella gestione pubblica. L’acqua deve arrivare pulita, a tutti e in egual misura.   Se chi controlla l’accesso è un privato ha un potere tale che può cambiare tutto, ecco perché la risposta referendaria è stata determinate, abbiamo avvalorato un senso comune, un’aspirazione ad un mondo più bello. L’Italia è un Paese benedetto dal cielo ma il nostro fabbisogno in consumo dell’acqua non può essere affidato solo alla generosità naturale. Abbiamo tutti diritto all’acqua ma anche dei doveri. Vanno evitati gli sprechi.  Se è vero che con il referendum gli Italiani si sono schierati contro la “privatizzazione della gestione esclusiva”, è però illusorio sperare, salvo una nuova cultura politica, sensibilità ambientale e lungimiranza amministrativa, che lo Stato predisponga, subito, un poderoso piano per garantire una quantità e depurazione di acque sufficiente ed uniforme su tutto il territorio nazionale. La gestione pubblica tuttavia, anche se strutturata in maniera efficiente non potrebbe ottenere risultati se non fosse accompagnata da una rivoluzione culturale: più che di prezzo politico, bisognerebbe invece spostare le attenzioni ad incentivare la popolazione a non sprecare una risorsa tanto preziosa anche se invisibile!

In sintesi, per il nostro futuro è bene : evitare gli sprechi a prescindere dal criterio pubblico o privato, di gestione; implementare un sistema tecnologico che riduca gli sprechi; sviluppare una coscienza sociale sul risparmio della risorsa; accellerare sulla ricerca di metodi per desalinizzare a costi ridotti l’acqua del mare.

Non ci resta che dire, buon lavoro a tutti!

6 thoughts on “E dopo il SI

  1. Non ci vuole nulla per garantire quelle cose che hai scritto nel post. Le amministrazioni di concerto con il governo hanno il dovere di garantirle ai cittadini, altrimenti se nnsono neppure in grado di gestire l’approvvigionamento idrico possono pure starsene a casa, tanto non servono a nulla e magari un giorno non lontano al posto dei politicizzi professione avremo dei comitati civici, più efficienti e meno costosi. Ciao
    Ps qui a Cuneo, amministrazione di sinistra, negli ultimi 4 anni il costo dell’acqua e’ quintuplicato, e noi abbiamo acqua in abbondanza….

  2. Scusa gli errori, ma on. L’iPhone mi succede, ciao

  3. L’acqua non ci viene regalata da chi paga le tasse, la paghiamo e cara, pure quando la risparmiamo

    il Comune di Bologna, il Comune di Modena e il Comune di Ravenna stanno dibattendo un Consiglio per aumentare le tariffe del 10% perché gli utenti di Bologna, Modena e Ravenna hanno consumato meno acqua!
    Nel 2005 le famiglie di Firenze, Prato, Pistoia, Empoli, Mugello, Val di Seve consumano non 92 milioni di metri cubi d’acqua come era predestinato, ma ne consumano meno 84 milioni, perché? Perché hanno fatto una campagna di risparmio, perché c’è la crisi, perché l’acqua costa… hanno risparmiato i cittadini, è un bel gesto risparmiare l’acqua, è preziosa! Cosa fa l’Ato? L’Ambiente territorio ottimale, l’Ato riconosce a Publiacqua , quella che gestisce l’acqua di queste città un conguaglio per i mancati introiti, chi paga? I cittadini pagano, visto che questi 33 milioni di risparmio di acqua sono mancato introito per il gestore, verranno spalmati sulle bollette dell’acqua, tu risparmi e il risparmio ti viene addebitato sulla tua bolletta dell’acqua.
    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-02c1aaee-e55e-4164-bd16-4d4b9633aea1-annozero.html#p=0

  4. Basterebbe avere il senso civico di non sprecare,ma purtroppo c’è che non ci pensa minimamente per cui non insegna neanche hai piccoli che l’acqua è preziosa ma soprattutto un bene comune.
    Ciao Loretta buona domenica.

  5. È molto interessante constatare, ancora una volta, che risparmiare sembra essere un difetto.
    In molte situazioni chi si comporta onestamente fa la figura del fesso.
    Troppi furbetti!

Lascia un commento