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by Loretta Dalola


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L’impressionismo: il crescendo finale


Sky-Arte-HDIl documentario in onda su Sky arte è un filmato sugli ultimi giorni dell’Impressionismo, su come è finito e cosa è diventato, partendo dalla Scuola delle Belle Arti di Parigi, la più prestigiosa di Francia, fondata nel 1648 dal Re Sole. Location ideale, la più antica della storia dell’arte a confronto con il moderno dell’Impressionismo. Questa scuola ha avuto un ruolo molto importante nella storia dell’Impressionismo perché qui, studiava George Seurat, il re dei puntini.

Seurat_UndimancheALaGrandeJatte (1)Esaurito lo slancio della sua epoca eroica, l’Impressionismo evolve seguendo strade inattese e imprevedibili e il movimento che ha traghettato l’arte nella contemporaneità, trascinandola fuori dalle accademie e accompagnandola per le strade vede in Seurat uno dei suoi ultimi testimoni. Uomo misterioso, di lui ci rimane solo una foto e la sua arte, fatta di rigidità e di tanti puntini. Sfuggente e riservato ha un ruolo importante nell’Impressionismo.   Invitato a partecipare all’ultima  Mostra degli Impressionisti, nel 1886,  da Pissarro,  era uno  sconosciuto, ma quando il dipinto “Domenica alla Grande-Jatte” appare, tutti lo notano. È una tela di grandi dimensioni e il soggetto è apparentemente impressionista. Prima dell’arrivo di Seurat, l’Impressionismo era felice di “catturare il momento” e di vivere il presente in tutta la gioia del vivere: i giorni bellisssmi di Monet, le feste di Renoir, ora, all’improvviso nei dipinti di Seurat c’è qualcosa di profondo e irrequieto, più duraturo. Tra i più alti teorici del Puntinismo, divenne l’artista degli “strani dipinti”,  si distingueva anche per la metodica ricerca di fondamenti scientifici per la pittura. Basandosi su studi relativi alle armonie cromatiche egli arrivò alla riduzione della tavolozza a quattro colori fondamentali: blu, rosso, giallo, verde, e ai loro toni intermedi, che distribuiva sulla tela a piccoli punti senza mescolarli tra loro.

305d2Fu allievo per soli due anni alla Scuola delle Belle Arti di Parigi, circondato dal passato e dal più tranquillo e luminoso pittore del rinascimento italiano, Piero della Francesca che influì notevolmente sulla sua visione del colore. Nel primo dei dipinti “Bagno ad Asnières ” eseguito a soli 23 anni è una domenica di sole, la sua pittura, pur cogliendo quella stessa spensierata modernità condivisa dagli impressionisti, giunge ad esiti complessivamente classici, dove la rivoluzione del “puntino” non stempera l’assoluta staticità dell’immagine. Fino ad allora, tradizionalmente i dipinti che rappresentavano scene di bagno ritraevano soggetti femminili, giovani donne, nude e bagnate. Seurat limitando il suo dipinto alla sola presenza maschile è già rivoluzionario e aggressivo. Tutti i pittori di quell’epoca, copiano deliberatamente dal passato e Seurat non fa eccezzione ( i punti di somiglianza con Piero della Francesa sono evidenti, innanzitutto l’atmosfera luminosa e tersa, poi la precisione del disegno, infine la costruzione dell’immagine per geometrie precise, fatte di sfere, coni e cilindri). Si vuole imitare il passato per far vedere che il mondo moderno può essere eroico , monumentale e bellissmo, tanto quanto il mondo antico. È uno dei più importanti messaggi dell’Impressionismo e cioè che il presente è prezioso quanto il passato. È il periodo di grande esplorazione del colore di Seraut, che decide che sarà l’occhio umano a mescolare i vari colori. Lo studio  delle più avanzate leggi dell’ottica porta alla nascita di un nuovo stile pittorico, dagli inediti effetti luministici e compositivi. Un simbolismo che ferma il tempo congelando le scene in qualcosa di eterno. Stava cercando di trasformare la pittura in scienza. Fu il suo inconfondibile stile. Morì a 31 anni, una morte prematura per un talento così grande  che lasciava la scena ad un altro grande genio pittorico.

Van GoghSiamo al tramonto dell’Impressionismo, diventato disincantato, partito con l’intenzione di osservare il mondo moderno, ora stava cambiando umore ed è proprio in questo momento che appare un piccolo uomo, scontroso e olandese, Vincent Van Gogh, con una visione del mondo deprimente. Nel 1886, a Parigi arrivò, giusto in tempo per vedere l’ultima Mostra degli Impressisonisti,  e questo gli permise di vedere gli ultimi aggiornamenti dell’arte.  Oggi lo pensiamo come un genio dall’anima fragile, troppo delicato per il mondo moderno. Era estremo, violento, tormentato da passioni travolgenti; uomo moderno per antonomasia, drammaticamente complesso. Beveva molto assenzio che gli alterava l’umore, soffriva di sifilide e di poca igiene ( arrivò a perdere dieci denti tutti in una volta). In nessuno dei suoi celebri autoritratti, sorride, una visione inquieta di se stesso. Solitario e alcolista, visse brevi amori, tutti infelici e tristi che però ci hanno lasciato testimonianze di nudi, molto diretti e fisici. Influenzato dalla passione delle stampe orientali che lasciarono un’impronta porfonda nel suo animo, mutò radicalmente la sua visione del mondo, fu come se qualcuno avesse spalancato la porta del colore. Ed ecco che Van Gogh diventa soleggiato, colorato e giallo e blu,  aprendo un capitolo nuovo nell’arte europea dopo la crisi dell’impressionismo.  A partire dal 1880 gli impressionisti si pongono il problema di come dare consistenza alla fugacità dell’impressione: Renoir la ricerca nel disegno raffaellesco, Degas nella sintesi della memoria, Cézanne nella forza strutturale. E’ nell’ambito di questa crisi dell’impressionismo che si colloca la nascita del cosiddetto “puntillismo” o “neoimpressionismo”, di cui Van Gogh sarà uno dei maggiori esponenti.

impressionisti_monet_1_Il viaggio di Sky arte  si chiude là dove era cominciato. Tornando da Claude Monet, tra i primi e più autorevoli esponenti dell’Impressionismo: incontrato ora, ormai anziano, nella rilassante atmosfera dell’Orangerie di Parigi. I colori della natura e la placida tranquillità di giardini affascinanti sono i modelli cui si dedica un maestro sul viale del tramonto, ideale titolo di coda per un’esperienza artistica irripetibile in un  mondo che si affacciava verso la prima guerra mondiale. Un mondo che  per un po’ aveva sognato dipingendo circondato dalla luce e dal colore, ora quel mondo, si stava trasformando in una macchia!


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Riscopriamo D’Annunzio


philippedaverioPhilippe Daverio in una puntata di Passepartout del 2003 parlò di Gabriele D’Annunzio, riproposta oggi, nulla ha perso  del fascino di un viaggio culturale attraverso quell’Italia che idolatrò il Vate.  Tutto ruota attorno all’accumulo di paccottiglia. La sua ragione di vita. Gabriele D’Annunzio, figura ormai obsoleta che solo il tradizionalismo della scuola mantiene in vita, è uno sconosciuto ai più, eppure il Vittoriale fa 250.000 presenze annue. A Gardone (Brescia), sulle sponde del Lago di Garda sorge il Vittoriale degli italiani la casa-rigugio del buon ritiro del poeta.

bbb-Medium“Io ho quel che ho donato” si legge all’entrata, retorica e simpatica frase che ci introduce in un  vero e proprio museo in cui sono contenute reliquie, ricordi, cimeli e tracce del suo vivere inimitabile.

Il Vittoriale,  non è mai stato proprietà di D’annunzio, lo prese in affitto dall’Opera dei Combattenti che lo aveva avuto dopo la confisca dei beni nemici, per 600 lire al mese e qui vi passò gli ultimi diciotto anni della sua vita e forse influenzò la scelta del Duce di venire nel Comune vicino, Salò, per porvi la capitale catartica del fascio. Siamo nell’Italia del 1936, il Vate ha 73 anni, è al culmine della gloria, all’architetto locale Gian Carlo Maroni gli ultimò l’edificio, il palazzo dai mille crepuscoli, con un esterno quasi metafisico così diverso dall’interno, pieno di oggetti, di stanze, di libri e di bagni con lavandini che anticipano il gusto degli italiani degli anni ’60/70. Staordinario il design, modernissimo, dei sanitari, colori scuri e una quantità infinita di paccottiglie che firmano l’ambiguità di Gabriele D’Annunzio. Ceramiche souvenir sopra i rubinetti dell’acqua calda e fredda, busti accanto a ceramiche orientali, boccette di profumi,  calchi in marmo o in gesso dei capolavori d’arte di tutte le età e di tutti gli stili e una quantità infinita di spazzole per capelli, per un calvo!

IL-VITTORIALE--3-IMG---BagnRigattiere o collezionista?  Trattasi di cattivo gusto o di fantasia al potere?  In realtà questo è il regno di un feticista. Un tenebroso esteta che dedicò la prima parte della sua vita all’arte e all’amore e la seconda soprattutto alla patria. Riversò anima e corpo nel dramma della guerra e, seguendo i dogmi della religione del rischio, partecipò ad azioni eroiche e imprese pericolose. Sostenne con i suoi scritti, con i suoi proclami gli ideali patriottici e lo spirito nazionale. Di se stesso scrisse: ” Io ho il temperamento e per istinto il bisogno del superfluo, l’educazione estetica del mio spirito mi trascina irresistibilmente al desiderio e all’acquisto delle cose belle”. Cose belle esibite in una perenne penombra che si rifanno la mito aristocratico dell’800 dove le collezioni erano il simbolo del potere. Un gusto esposto, ammirato e forse invidiato in un succedersi di stanze, chiuse nella penombra di vetrate e giochi di luce sofisticati, in una galleria infinita di oggetti rimasti intatti dall’epoca in cui furono posti.  Nel suo complesso di vie, piazze, edifici, parchi, giardini, corsi d’ acqua, ponti, garage, cimiteri, il Vittoriale vuol essere una sorta di mausoleo che D’Annunzio erige a estrema rivelazione di sé, curandone i minimi particolari. Stanze, bagni, vestiboli e stanzoni dove si rispetta sempre l’atmosfera obbligatoriamente fotofobica. Tutto è rimasto come lui l’ha voluto.

Questa casa è un accumulo di oggetti e di libri sparsi ovunque con una logica propria e con funzioni diverse. Si entra nell’altro mondo d’annunziano,  la stanzbagno-Mediuma di lavoro dello scrittore, l’Officina, quello che chiede al visitatore l’inchino ( un alto gradino costringe i visitatori, a chinare il capo, un gesto di riverenza a cui si sottoponeva, nell’accingersi alla scrittura, lo stesso d’Annunzio, mai umile davanti alla vita, ma umile dinanzi al “mistero” dell’ arte), il mondo della cultura e del sapere. Fonte di ispirazione e riferimento che impressionano il visitatore per la quantità. Una immensa presenza di libri, specchio della cultura dannunziana, tra fotografie  della mamma e della fidanzata, “la Duse” e l’esaltazione dell’immagine, quella sua. La biblioteca- studio come teatro esibitorio in un’ Italia che leggeva poco. E da qui sono passati Ungaretti, Paul Valery, Marinetti, Debussy, il meglio dell’intellighenzia dell’epoca e ovviamente, Eleonora Duse,  la grande attrice scomparsa nel ’24, che fu forse per d’Annunzio l’amore ricambiato, più grande, come dimostarno le sue parole : ” Prima non esistevo. Se trovo un’estasi in scena è perché mi ricordo di lui. Se ho un’inflessione di voce che fa fremere il pubblico è perché mi ricordo di lui. e infine trovo alle cose vive ancora u fascino perché mi ricordo del giorno in cui le ho viste attraverso il suo sguardo”.

_DSC1705D’Annunzio depone le vestigia dell’eclettico, ardito, esteta dal vivere inimitabile in quell’area delimitata da vaste mura del paese di Gardone sulle rive Bresciane costruendo attorno al suo mito una piccola città museo e il Vittoriale aiuta con il suo fascino ad avvicinare il visitatore anche emozionalmente a questo uomo. Poeta della sensualità, dell’animalità, della sovrabbondanza degli umori e dell’identità tra atto sessuale e atto creativo. E qui  spirò nel 1938 il decadentista eppure futurista , il pensatore profondo e poeta, quando esser poeta voleva dire essere potente, colui che fece della sua vita quello che si fa con un opera d’arte,  e questo può bastare.


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A volte ritornano


Abbiamo parole per fare parole, ma ci servono parole per pensare o amare, andiamo a cercare insieme queste parole è la sintesi del nuovo programma Quello che non ho che riporta sul piccolo schermo il duo Fazio-Saviano a un anno e mezzo dal successo di  Vieni Via con Me. In onda in diretta dalle Officine Grandi Riparazioni di Torino, per  raccontare,  questa nostra Italia, ai tempi della crisi, attraverso le parole.  La prima parole sono: bacio sputo, ma anche crescita…il mondo è pieno di parole, tante, gli ospiti si susseguono e ognuno ne sceglie una e spiega il motivo per cui l’ha scelta.

Un trionfo di parole e ragioni che ci accompagnano in una serata televisiva tra spettacolo e riflessione. Una serata fatta di racconti, testimonianze, canzoni e monologhi. Parole piccole, concrete, parole, in ordine sparso, che ci fanno pensare, emozionare o reagire. Parole, che fanno parte della vita. L’idea di Fazio e Saviano è quella di costruire un vero e proprio dizionario umano, una bacheca di ricordi ed emozioni condivisibile con tutti.

Il primo monologo  di Saviano è  dedicato al lavoro, che da soddisfazione e che serve per misurarsi con il mondo, ma che oggi, è associato anche alla parola suicidio, perché manca, il lavoro. Si fa difficoltà a parlare di suicidio, è complesso darsi la morte, è la via d’uscita alla disperazione. Il fatto, dice Saviano, è che “In Italia di suicidi ne avvengono sempre di più, perché la crisi economica riguarda tutti, anche gli imprenditori. Lo fanno dopo che gli operai sono andati via, nel luogo che ha dato loro la vita. Se fosse possibile fare un appello allo Stato perché istituisca uno sportello per aiutare le imprese, che hanno agito correttamente”… Imprese esposte, fragili, perché le committenze ci mettono tantissimo a pagare e questo “impone agli imprenditori debiti, strozzati dai debiti, come Giovanni Schiavon che lascia un biglietto con scritto: non ce la faccio più“. I debiti gli hanno impedito di continuare la sua impresa. A stare vicino alla famiglia di Schiavon, non è lo Stato, ma, Laura Tamiozzo, la figlia di un altro suicida, impiccato nel capannone  della propria azienda, per lo stesso motivo.  Logorato dal pensiero di non riuscire a pagare gli stipendi dei suoi operai. Laura, oggi è la presidente dell’associazione Speranza lavoro.

11.615 imprese che hanno chiuso perché non gli è rimasto nulla, nel Nord-est Italia.  Chi gli veniva in soccorso? La società finanziaria Aspide che per aiutare gli imprenditori chiedeva dal 120/ al 180% di interessi. Una società legata alla camorra che entrava nella ferita del debito per infettarla. Una società come tante, troppe. Società che rivogliono il denaro e se non paghi: intimidazioni, violenza, paura, fintantoché l’angoscia chiude tutte le possibilità. Società che riciclano denaro, denaro liquido, quello che manca a tutti, ma non alle organizzazioni criminali, pronti a entrare nel cuore delle imprese italiane. “Quello che mi preme dire è che la mafie tolgono, non danno…che lo Stato dovrebbe difenderti…non sono storie lontane…le mafie distruggono, condizionano tutto…il lavoro è un diritto”…

Parole, veicoli, per raccontare l’esperienza significativa di un’esistenza, parole che lasciano un segno. Parole di Paolo RossiGad LernerMarco Travaglio, i LitfibaRaphael Gualazzi e tanti altri.

Parole che raccontano anche un lieto fine, parole che fanno sorridere, come quelle scanzonate  di Luciana Littizzetto che finalmente è nella sua  Torino, dentro una fabbrica, senza nemmeno un operaio che farebbe la gioia di Marchionne. La sua parola è Donna.Sono molto contenta di essere donna, non ho avuto mai invidia del pene, semmai nostalgia, è un bell’articolo, mutevole per carità, ma invidia, mai. Essere donna è una fatica, in tutto il mondo, ci vogliono due palle così, anzi le tette, bastano e avanzano…e poi abbiamo gli uomini, innamoratissimi che ogni 2/3 giorni uccidono, perché roba sua. Però è anche colpa nostra, perché amiamo troppo, ma l’amore con le botte non c’entra nulla. Un uomo che ti mena è uno stronzo e basta, dobbiamo capirlo, da una sberla, poi ne arriva una seconda, una terza, e non cambieranno mai, anche se piangono e chiedono perdono. E se abbiamo una figlia, dobbiamo portarla via da quell’uomo, anche con la forza, anche se si incazzerà, ma almeno sarà viva e questa è una bella cosa”!

Parole serie o simpaticamente serie, parole, che si susseguono ma, che non vogliono bissare il successo precedente. Qualche volta, però, è utile  ritornare.  Parole che si offrono, in tv.   Qualche volta è bello, guardare la tv, ascoltare, pensare, come quando si leggono le parole all’interno di un libro. La tv, qualche volta, può essere un libro moderno!


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Ridere fa bene


Tg2 costume e società dedica lo spazio di approfondimento giornalistico alla risata. Nascono come funghi i corsi di yoga della risata che vogliono  fare dell’allegria un potente alleato contro lo stress.

Chi ha detto che il riso abbonda sul labbro degli stolti? Ridere fa bene ed è una cosa seria, molto seria se nascono corsi, club e seminari che insegnano a ridere. E’ scientifico, l’allegria produce una serie di effetti positivi sull’intero organismo. Oltre ad essere contagiosa ed irresistibile e a scatenare un effetto domino di  gioia e piacere, la risata innesca una serie di cambiamenti fisici nel corpo e allo stesso tempo agisce anche positivamente sull’umore favorendo così una sorta di equilibrio tra corpo e mente.

Ridere è un potente antidoto contro lo stress e l’ansia e agisce allo stesso tempo in modo positivo anche sull’umore e sulle relazioni sociali.  Del resto sorridere è uno dei mezzi che usiamo di più per comunicare, sedurre, rompere il ghiaccio. E allora eccoli gli allievi che si guardano negli occhi, si danno la carica, si muovono insieme  e scoppiano in una bella e sonora risata che li trasforma in uomini allegri.

La risata è una mezzo a disposizione di tutti, che può essere usato in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo; più volte è stata associata ad una medicina: gratuita, efficace e facile da usare. Non a caso è stato coniato il termine “terapia della risata” per indicare l’immenso potere guaritore di questa incredibile risorsa che ha effetti benefici sulla nostra salute psico-fisica e che ci fornisce un grande aiuto nelle nostre relazioni sociali. Bastano pochi  minuti al mattino per star bene tutto il giorno, si accumula ossigeno e si parte alla grande perché ridere e sorridere significa attivare tutte le emozioni positive che rappresentano la chiave per dare il meglio di noi stessi nelle diverse situazioni. Ridere ci fa sentire bene e questa sensazione di serenità ci accompagna anche quando la risata si placa. L’allegria ci aiuta a mantenere un atteggiamento positivo ed ottimista e a gestire le situazioni più difficili perché contribuisce a farci sentire meglio e a trovare la forza, il coraggio e la speranza per andare avanti. Allo stesso tempo, la risata aiuta a sciogliere tutte le emozioni negative perché quando si ride non si può contemporaneamente essere tristi, ansiosi o arrabbiati.

La risata è un vero e proprio farmaco, ci suggeriscono i ricercatori, con tanto di indicazioni. Dosaggio: una somministrazione di quindici minuti al giorno. Effetti: miglioramento della circolazione del sangue e prevenzione delle malattie cardiovascolari. Controindicazioni: nessuna.  Una buona ricetta pratica per uno stile di vita salutare. Una medicina che va bene per tutti, grandi e piccoli, uomini e donne.

La terapia del sorriso non è una novità: tutti ormai conoscono la storia di Patch Adams, il medico americano con il naso da clown che prima ha intuito, poi trasformato in cura il potere benefico della risata. E ora in Italia si comincia a sperimentare la terapia con un programma di recupero giovanile che prevede di utilizzare lo Yoga della Risata nelle scuole e in un Carcere Minorile. I ragazzi oggi ridono meno che in passato a causa dell’ambiente in cui vivono e degli stimoli, spesso negativi, che ricevono : aggressività e violenza sono tra i principali messaggi che vengono trasmessi ai giovani, ed anche all’interno del nucleo familiare la comunicazione è spesso in parte, o del tutto, assente. Lavorare sullo stimolo delle emozioni positice con l’esercizio quotidiano della risata, oltre ai benefici fisici,  aiuta a mantenere nei ragazzi un atteggiamento ludico che favorisce la creatività, aiutandoli ad affrontare le sfide quotidiane, a gestire le emozioni, ad imparare a vivere in modo più sensibile, comunicativo e gioioso.

Un sorriso, tra l’altro, non solo fa bene alla salute e alla mente ma ci rende di gran lunga più belli, per questo è l’unico accessorio di cui non dovremmo mai fare  a meno. Dunque l’invito rivolto a tutti è quello di ridere più spesso durante l’arco della giornata.


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ILSEGNOcheRESTA su PAPERBLOG


Paperblog, è un sito partecipativo di informazione che diffonde gli articoli dei blogger al quale collaboro da un anno.  Gli aggregatori  sono  un ottimo strumento per permettere un’ indicizzazione velocissima, quasi immediata di diffusione delle informazioni.  In occasione del suo primo compleanno che, coincide casualmente anche con la mia permanenza nella blogosfera, mi ha chiesto di rilasciare un’intervista che fornirà materiale per i festeggiamenti, ecco il testo:

Innanzitutto, chi è ilsegnocheresta ? Questo blog è nato con l’intento di creare un “mondo” di osservazione prolungata sulla televisione e dintorni. Il blog attualmente non è una semplice vetrina monodirezionale ma, è diventato un viaggio ipertestuale, un ponte interattivo di comunicazione attraverso cui aprirsi e condividere esperienze, risultati o anche solo opinioni.

Da quanto tempo possiedi un blog e perché hai deciso di aprirne uno? L’attività di blogger è legata al superamento di un esame universitario che mi ha permesso circa un anno fa, di scoprire il mondo della comunicazione della blogosfera. All’epoca ero iscritta alla facoltà di Scienze della Comunicazione pubblicitaria, con indirizzo Società delle nuove reti. A traguardo raggiunto, ho proseguito l’azione dello scrivere in rete perché,  mi ha permesso di trovare un nuovo terreno di comunicazione, ma soprattutto, di confronto e di intesa con chi ha i miei stessi interessi facendomi guadagnare una certa credibilità e il rispetto dei lettori.

Da dove trai ispirazione per gli articoli del tuo blog? Provengo dal mondo televisivo, mi sono formata nell’ambito televisivo,  seguo la programmazione televisiva e credo nella sua potenzialità come strumento di informazione.  Il blog mi ha fornito l’opportunità di fare il punto sulle mutazioni genetiche del più potente dei mass media, per comprenderne il cambiamento, utilizzando uno sguardo indulgente, che permetta, un atteggiamento critico ma anche riconoscente e sicuramente “rassegnato” verso una Tv del futuro sempre più presente nella nostra quotidianità e molto più invadente rispetto ad altri media.   Guardo la televisione e parlo di televisione. Ilsegnocheresta ha voluto e vuole continuare a essere un ponte di comunicazione, un luogo virtuale dove   a prendere valore sono gli stessi interessi dei blogger, quindi della gente che visita il web, che guarda la Tv e che ha il desiderio di parlare con me di televisione.

Quando smetti i panni del blogger, di cosa ti occupi? Attualmente sono impiegata presso una Cooperativa sociale nella zona di Riccione, sono mamma di due gagliarde fanciulle, ho tre gatte adottate e salvate dalla strada.  Pratico sport,  amo i libri, la musica,  i viaggi e il mio compagno!

Un pregio e un difetto di Paperblog.   É un aggregatore serio – attualmente la collaborazione è segnata da reciproca soddisfazione, non rilevo difetti.

E per finire, a tuo parere qual’è il programma televisivo che si è distinto ultimamente, nel bene o nel male? –  Senza alcun dubbio il programma di Rai 3 condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano: “Vieniviaconme”. Un appuntamento diverso, intelligente che, con pacatezza, autorevolezza e ironia ha affrontato i mali del nostro tempo. Un programma che penso vada visto e ascoltato a prescindere da come la si pensi su questi temi così difficili, che scuotono la coscienza di tutti e che dai dati di ascolto registrati ha anche dimostrato di non temere concorrenza. Segno evidente che, forte della sua efficacia comunicativa, la Tv può e deve dà vita a una forma di cultura più popolare forse, ma anche più adeguata alla società moderna, che lo spettatore sa distinguere quando gliene si offre l’occasione  e che diventa necessario per un reale rinnovamento culturale televisivo rivedere l’intera architettura ideativo-produttiva degli apparati della comunicazione.

Non mi resta che chiudere questa intervista,  condividendo  i momenti speciali con un amico come Paperblog  e augurarci altri festeggiamenti futuri! Quindi buon compleanno ad entrambi!La sua prima festa di compleanno


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La Forza delle DONNE


Canale 5 ha mandato in onda lo speciale “Matrix Amiche per l’Abruzzo” tante cantanti italiane unite per un grande progetto di solidarietà tutto al femminile, una buona occasione per promuovere un evento benefico ed insieme un’efficace contro programmazione al calcio dei Mondiali 2010.

Un anno dopo il concerto-evento che ha riunito sullo stesso palco 100 grandi artiste tra sostenitrici e partecipanti il 21 giugno 2009,   organizzato dalla grinta e dal cuore di Laura Pausini per raccogliere fondi a favore dell’Abruzzo,  le madrine dell’evento si ritrovano tutte insieme,  nello studio di Alessio Vinci per ricordare quella magica serata: Laura Pausini, Giorgia, Elisa, Fiorella Mannoia e Gianna Nannini.

Come spesso accade quando le donne si coalizzano per  dare voce alle iniziative fanno sempre la differenza, e questo vale per ogni ambito nel quale si muovono. Di per sè non è facile raccogliere fondi specialmente in questo periodo di crisi, ma loro ci sono riuscite e hanno fatto tutto come si deve e bene, dimostrando come le cose che si pensano, vadano poi portate avanti fino in fondo, con perseveranza per raggiungere un determinato obiettivo.

La scelta di continuare a  raccogliere fondi attraverso l’acquisto del dvd, prodotto da Madraxa, l’associazione no profit proprietaria del master del concerto, disponibile al prezzo di 14,90 € ne è la diretta conseguenza. Tale iniziativa risponde esattamente  alle esigenze di correttezza, trasparenza  e alla volontà di poter controllare che il ricavato possa raggiungere con certezza gli obiettivi prefissati.

In effetti in studio appena ci si allontana dalle protagoniste e si vanno a toccare le responsabilità degli organi istituzionali scattano polemiche e precisazioni, su dove sono finiti  i soldi raccolti  per la popolazione terremotata dell’Abruzzo.  La protezione civile si difende affermando che le scelte sono state sempre fatte in comune accordo con il Comune ed  esortando tutti  a trovare vere soluzioni non polemiche. Per contro il  sindaco conferma che continuano ad esserci problemi e difficoltà e che non esiste una bacchetta magica, ecc. ecc., parole che si rincorrono e alle quali ormai siamo abituati e inevitabilmente assuefatti.  Anche Alessio pare non poterne più, tanto da  non far completare il pensiero a Gianna Nannini, in favore della telefonata del Dr. Luca Spoletini,  preferendo ritornare in un ambiente più caldo e umano.

Meglio parlare del potere della musica e delle donne che vogliono offrire un mezzo concreto con la musica del Dvd  e con l’emozione: “Dentro il dvd c’è una grande forza, la forza della musica che unisce”! dice con calore Laura Pausini e coerentemente all’impegno preso in quel lontano concerto, sottolinea ancora una volta che è possibile fare le cose bene.

Bellissime. Bravissime. Straordinarie. Con una sintonia e una comunicazione artistica e umana che solo le donne, quando vogliono, possono regalare. Niente invidie o competizione ma  una voce sola, unica, incontenibile, fatta di vere di emozioni.

Le donne rappresentano un valore aggiunto e quindi quando hanno la possibilità di esprimersi e realizzare cose belle come “Amiche per l’Abruzzo” è giusto valorizzarle e dare loro l’adeguato spazio.

“La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne…solo adorate.”

Oscar Wilde



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Acrostico per Loretta Dalola


di Daniela Domenici http://nutrimente2.wordpress.com/

L ode e

O nore a una

R egista

E clettica ed esperta di

T televisione che

T rova sempre

A rgomenti

D iversi da

A ffrontare con

L ucida

O osservazione,

L eggerezza e

A rte.

Alla protagonista di  questo simpatico e delicato omaggio, non resta altro da fare  che sorridere beatamente e ringraziare per il tempo dedicato alla stesura di questa piccola poesia.


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Con Chopin l’addio di: “Chetempoche fa”


Si parte con la biografia del grande musicista, raccontata dal critico d’arte Flavio Caroli, in  occasione del bicentenario della nascita, il mondo celebra il ”poeta del pianoforte”, l’ intenso compositore polacco, uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi: Frédéric François Chopin.

Siamo a Parigi all’epoca del Romanticismo. Chopin grazie all’amicizia con  Delacroix (aristocratico di nascita) viene introdotto in società e comincia  dare  lezioni private alle fanciulle aristocratiche, riuscendo a guadagnare parecchio dove, in  questa Parigi affollata, imponente architettonicamente, conquista un grande successo.

Chopin vede un quadro di Delacroix  che raffigura un giardino, la proprietaria è George Sand, scoppia l’amore, con questa donna  coraggiosa, una considerevole scrittrice, una femminista scatenata, ma soprattutto una donna imperiosa, che odiava l’aristocrazia, creando non pochi problemi a Chopin, che viveva proprio grazie a quell’ambiente. Dopo la passione travolgente, lei lo accudisce come una madre, lo cura e infine, tutto degenera a causa dell’innamoramento della figlia di Sand,  la storia finisce. Lui inizia a vagabondare in giro per L’Europa e muore, la sorella dopo la morte, gli leva il cuore, lo mette in formalina.,dove ancora sopravvive.

Chopin è un uomo del suo tempo, un romantico ma con un pizzico di classico, un senso malinconico di estremo dell’arte e se l’arte arriva alla gente lo dobbiamo anche alla Tv, e alla presenza, in questo contesto televisivo, del maestro di fama mondiale, Daniel Baremboim.

Dopo Caroli un’altra visione di Chopin, che Baremboim inizia a suonare a sette anni, grazie ad un padre molto intelligente che lo inizia alla musica facendogli conoscere Bach, Mozart, Debussy e i sovietici.

Chopin è diverso, già il fatto che è un compositore per pianoforte  lo rende sensuale, perché è un miscuglio molto raro, certi preludi, certi notturni sono composti per essere suonati da ragazze di buona famiglia, poi  c’è anche un lato più profondo,  non era solo un romantico esaltato, c’è un grande senso di logica e razionalità in lui.

Chopin arriva dal passato di Back, ma viene influenzato dalla melodia contemporanea, coesistono  tanti aspetti passati e nuovi, che gli danno il vigore per creare un mondo armonico molto importante, una varietà di stili che nessun altro compositore ha avuto.

Chopin era molto di moda, ottiene una grande popolarità perché usa un linguaggio che parla direttamente al cuore

Poi piano piano le mani di Arthur Rubinstein si posano sulla tastiera, le note entrano nella mia stanza, escono dalla Tv e si diffondono nell’aria…inondano l’ambiente, gli occhi si chiudono per lasciare entrare le emozioni legate alla musica e  un senso di pace appagante, raggiunge l’anima. Incredibile!

Questa musica non poteva essere scritta che  da un polacco,  – prosegue Baremboim, – nella vita di Chopin,  la Polonia ha un ruolo molto particolare, è una terra contesa da una parte dai tedeschi e dall’altra dai russi. E’ vissuta sempre sotto la minaccia ed è per questo che i polacchi hanno una fierezza molto particolare, tipica di chi si difende e in Chopin si sente molto.

La musica di Chopin, non nasce dall’ispirazione, al contrario è ragione arricchita dalla fantasia, gli bastava una tastiera per vedere scritto il suo pensiero.

Chopin è arrivato ad una coesistenza di matematica della musica e poesia, tutte le   sue musiche danno il senso di essere improvvisate ed è questa la grandezza, non fanno mai sentire la costruzione.

E ancora le note lasciano il posto alle parole…i pensieri vagano liberi..la musica è un meccanismo che fa sì che il suono possa diventare emozione, sensazione. Attraverso la musica si  trasmettere il dolore, l’amore, la gioia e riesce a farlo anche senza le parole.

“Il suono è effimero va via, realmente non c’è, tutto ricomincia ogni volta da zero ed è per questo che suono sempre con la freschezza della prima volta””, afferma Baremboim, ogni esecuzione è diversa dalla precedente. Il pianoforte è una bestia strana, devi diventare un tutt’uno con lo strumento, ti forza all’innamoramento. In Chopin c’è il “tempo rubato” è una melodia, il rubato è come il vento che fa giocare le foglie, le fa ondeggiare ma l’albero non si muove…ed è questa la grande difficoltà nell’eseguire brani di Chopin.

Un incontro televisivo non usuale, che lascia il segno. Poteva esserci modo migliore per congedare gli spettatori e augurare: “Buona estate”? Non credo proprio.


7 commenti

Sorpresa


Visitando il blog di Daniela, mi sono trovata questa sorpresa, che rubo per averla sempre con me. Rubo un piccolo spazio personale a quello pubblico perchè mi ha toccato il cuore. GRAZIE

Filastrocca dei GEMELLI – GEMINI

by Daniela Domenici

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di Daniela Domenici

DEDICATA A LORETTA, una GEMELLI sopraffina :-)

Oggi il segno del TORO al suo ultimo giorno salutiamo

domattina ai GEMELLI il benvenuto diamo

che dei tre segni d’aria è il più affascinante

difficile averci a che fare, capirli all’istante:

sono un segno doppio e hanno una personalità complicata

per noi del sagittario, dato che anche la nostra è alquanto variegata,

è un po’ più facile capirli

accettarli

e apprezzarli;

tra i due è una continua sfida stimolante

un connubio sempre altalenante…

con un GEMELLI e con un SAGITTARIO

non ti annoi mai, con loro il mondo è sempre vario!!!

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