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by Loretta Dalola


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La Tv non è fuori moda


arton18887Siamo agli sgoccioli della campagna elettorale. Siamo alla fine delle ostilità, almeno quelle ufficiali, fatte di comizi e interventi televisivi. Si è tanto parlato dello strapotere dei social network ma questa campagna elettorale decisiva, per tutti, ma proprio tutti, si è svolta scegliendo le vie tradizionali: comizi in piazza e presenze in Tv. E le reti tradizionali sono state quelle più gettonate, proprio perchè la partita non si gioca sui canali “personalizzati” ma su quelli generalisti. Una campagna, dunque  tutta giocata sulla popolarità e l’effetto mediatico. Evidentemente a giocare un ruolo importante sono ancora le piazze e  le piazze catodiche.

Anche Grillo cambia strategia e torna in tv dopo 21 anni di assenza a Rai1, perchè la rete non basta più. Berlusconi, oramai poco decisivo,  ma frequentatore abituale, ha spopolato un po’ qua e un po’ là, ripetendo un repertorio conosciuto: ” noi eravamo, siamo e saremo all’opposizione di un governo che presenta la faccia giovane di Renzi ma, che sappiamo bene essere di sinistra, che il governo è di sinistra, che fa le stesse cose che ha sempre fatto la sinistra“. Insomma la sfida finale della campagna elettorale per le Europee si è giocata in televisione. Beppe Grillo a “Porta a Porta” per un faccia a faccia con Bruno Vespa che non si vedeva dal 1983, Matteo Renzi a “Piazza Pulita” su La 7 e  da Barbara D’Urso, poi Silvio Berlusconi a “Quinta Colonna”. berlusconi-silvio-586x327

Se gli ultimi sondaggi prima del silenzio pre elettorale parlavano di oltre il 40 per cento di elettori ancora indecisi su chi votare, i tre leader di M5S, Forza Italia e Partito democratico lanciano l’ultima offensiva sul piccolo schermo per accaparrarsi un voto in più. Quel voto di chi non sa ancora per chi votare e che sfiora i quattro milioni, il 15% dei voti validi e che determineranno vittorie e sconfitte.

E per i big politici i comizi e la tv restano l’arma finale.  Tutti sicuri del successo. Grillo :” siamo il primo partito e vinceremo sicuramente“, ma anche Renzi si dice sicuro di vincere e ricorda che ” il derby, domenica è tra rabbia e speranza, tra protesta e proposta, tra vaffa e idee“.

Una campagna elettorale fino all’ultimo respiro e utilizzando tutti gli strumenti anche quelli che qualcuno snobbava e considerava superati. Il  leader M5S che tanto ha attaccato i talk show in passato, marca, comunque, un cambio di strategia. Raggiunti tutti i cybernauti, finite tutte le piazze anche il guru della modernità deve inchinarsi – suo malgrado – al totem della televisione. Altro che web. Per sapere chi vincerà le elezioni bisogne attendere lunedi ma per molti chi ha vinto la campagna ellettorale  sono stati la “strana coppia” formata da Grillo e Vespa.La tv vince perchè è autoreferenziale – afferma Carlo Frecceroe da Vespa si è visto un pezzo di tv, il 29% di ascolti, incredibile”.  Grilgrillo-grillo-da-brunov-espa-grillo-a-porta-a-porta-grillo-su-rai-1-beppe-grillo-porta-a-porta-grillo-in-tv-intervista-grillo-vespalo, l’uomo della comunicazione globale, l’uomo della rete, dell’antitv, della comunicazione diversa si è seduto in poltrona, davanti a Vespa. Il futuro è la rete ma il presente, quello in cui Grillo deve prendere i voti, è la tv. Era d’obbligo lavorare su quel target che non riesce mai a toccare, quello trasversale che non usa la rete, doveva giocare là il suo colpo finale. Grillo è scaltro e utilizza il suo messaggio a seconda del medium che utilizza. Nelle piazze parla in un modo, nella rete cerca i colpevoli, e in tv fa il bravo ragazzo evitando le parolacce. Appare colui che racchiude in sè il malcontento generalizzato. Usa in modo assai spregiudicato parole e simboli. È un comico, un capo popolo, non un politico. Ha un movimento che lavora per lui e che dirige da dietro le quinte.

Leader molto più mediatici di quelli del passato, basti pensare a Renzi, così differente da Bersani, che come Grillo ha dimostrato indubbie doti di comunicazione, ben al di sopra di quelle della media dei politici, come al di sopra sono quelle di Berlusconi. Comunque  tutti e tre, dal punto di vista comunicativo, sono tre numeri, uno!

Avranno effetto sugli indecisi, cioè su quelli che hanno deciso di votare ma non sanno ancora per chi, e su quelli che sono propensi a non votare ma non ne sono ancora sicuri. Un elettorato sul quale le doti di comunicazione dei leader possono avere grande presa, tenendo presente che il voto per le Europee è meno legato alla vita, alle scelte ed alle necessità quotidiane o vinceranno gli euroscettici e gli eurocritici?  Moneta unica  o addio all’euro? L’Europa avrà una via d’uscita?

renzi_matteopiazzapulitaLa cosa sicura  e  più rilevante, è  che la televisione si riconferma punto  centrale. E che dopo tutti questi incontri/scontri televisivi, l’Italia attende la sua terza Repubblica.


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Tra rabbia e speranza


500605Questo imminente voto elettorale è l’ennesimo braccio di ferro della politica nostrana e Ottoemezzo sabato  si domanda  se questa visione è condivisa anche dagli italiani. Gli ospiti che rispondono all’importante quesito sono: Norma Rangeri – direttore del Manifesto  e Roberto Napoletano – giornalista e saggista.

L’Italia andrà a votare tra pochi giorni per dare un nuovo volto a se stessa e all’Europa. Eppure politica, attualità e cronaca hanno riportato alla ribalta anche Greganti,  senza dimenticare le vicende di Scajola e Dell’Utri, scandali simili a tutti quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi. Sembra che non sia cambiato nulla, per certi aspetti in Italia, negli ultimi 20 anni.  Persone che praticano nefanddezze oggi come ieri e come ieri l’altro. Ce le ritroviamo sempre davanti, ahimé, chissà perchè e cosa c’è nel carattere degli italiani?

Forse oggi manca quel senso di speranza…forse oggi c’è più la rabbia, quella dei genitori che fanno studiare i figli  pensando che possano diventare qualcosa più di loro…oggi non è più così e i figli hanno bisogno dei genitori per tirare avanti. La differenza la fa lo spessore dei protagonisti: Togliatti, De Gasperi, Nenni, Pertini, figure carismatiche e classiche della politica.  Assistiamo ad una specie di decadenza da questo punto di vista. E’ difficile oggi trovare un uomo polpaesaggio (1)itico che si possa paragonare a queste figure, l’ultimo forse è stato Berlinguer. Persone che avevano al loro fianco grandi collaboratori. Anche Renzi, nel suo interesse,  che in questo caso coincide con quello del paese, ha bisogno di collaboratori competenti, ha bisogno di squadra, uomini con capacità tecniche, esecutive, ideative e motivati. Invece questa classe dirigente non ha ancora dato prova di cosa sa fare, e se è veramente in grado di ricostruire il paese.

Tutto dipenderà da quel fatidico 25 maggio e se il PD da quel momento sarà leggittimato. “Per il bene del paese è una speranza a cui aggrapparsi ” afferma Napoletano.

Ma le cose sono complesse e difficili, attorno ci sono le macerie italiane. L’Italia, in particolare, ha 114 procedure di infrazione pendenti presso la Ue per i ritardi nel recepimento e attuazione delle direttive europee. La classe dirigente berlusconiana ha lasciato un tasso di sofferenza altissimo. Un paese che tra i grandi giornali e media, emerge poco. Un paese fatto anche di indiani e cinesi, silenziosi e operosi, sfruttati e  senza diritti, con vite orribili di cui non abbiamo consapevolezza. Un paese pieno di multietnie, che non vuole accettare  che da un quartiere all’altro è come se si passasse in altre nazioni.

paesaggio (1)E poi c’è il dramma delle imprese che non riescono più a realizzare il proprio prodotto. Un’eccellenza, che tutti ci chiedono e invidiano. Prodotti made in Italy  che il Fisco tartassa. La burocrazia ostacola. Le banche gli voltano le spalle.  I commercianti, gli artigiani e i piccoli imprenditori italiani sono allo stremo. Abbandonati e maltrattati dallo Stato. Tanto che negli ultimi mesi molti di loro sono arrivati addirittura a mettersi una corda al collo o una pistola alla tempia. Esausti di tutti quei lacci e lacciuoli che li stanno portando all’estinzione. Il tonfo della produzione, porta alla ribalta storie di uomini che suggeriscono riforme coraggiose, perchè nel paese dovrebbe imporsi lo spirito artigianale italiano. Ci sono innovazioni e ricerche che non escono dall’Italia, bloccati dalla burocrazia. Una morsa che vanifica il lavoro enorme compiuto dagli imprenditori, senza tra l’altro risolvere i problemi dello Stato, visto che a pagare sono sempre e solo i soliti noti.

La politica ha perso credibilità e il malgoverno ci ha di fatto messo sull’orlo del precipizio. L’amministrazione berlusconiana ha portato il paese alla crisi economica e morale di cui anche alcuni imprenditori sono responsabili, coloro che hanno appoggiato Berlusconi hanno di fatto contribuito al saccheggio dello Stato. Dobbiamo cambiare ci viene detto ma l’immobilismo trionfa.

Tutti temi che devono essere affrontati in fretta e con serietà. Renzi si muove? Siamo in una terra di nessuno se la politica non prende una posizione finanziari ed economica. Siamo seduti su una miniera d’oro fatta di bellezze artistiche, cultura e capacità artigianali, dimenticati. C’è ora più che mai bisogno di coraggio e serietà o rischiamo di non paesaggio (1)ripartire mai. Siamo dentro un paese che oramai è arretrato e che deve ricominciare dalle fondamenta.  La materia prima c’è, manca la politica che si identifichi nell’energia e nell’impegno. Tocca ora allo  Stato e all’Europa fare la propria parte e alle chiacchiere devono seguire i  fatti.

 

 

 


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L’infinita corruzione politica italiana


logo-tg-la7TGLa7 e Mentana buttati a capofitto sull’ennesimo scandalo della vecchia e nuova politica italiana. Stavolta tocca all’EXPO di Milano guadagnarsi l’apertura dei notiziari con l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro che confessa e indica nell’ex esponente ligure dell’Udc Sergio Cattozzo il veicolo per arrivare agli appalti e quest’ultimo ammette di aver tentato di nascondere i  pizzini con la contabilità delle tangenti.

La vicenda delle tangenti dell’Expo ha confermato l’esistenza di una cupola costituita dai rappresentanti di aree politiche diverse che si spartivano la torta e dialogavano con le imprese degli appalti. Una vera e propria manna dal cielo, a pochi giorni dalle elezioni europee che consente strumentalizzazioni a destra e Il presidente del consiglio Enrico Letta in visita ai cantieri Milano Expo 2015a manca.

È l’ennesimo scandalo scoperchiato dall’imprendotore Maltauro e emerso dal lungo interrogatorio secretato dai magistrati, durato 9 ore. La cupola esiste. Arrestato con altre 6 persone nell’inchiesta milanese sugli appalti truccati a suon di mazzette Expo. 9 ore di faccia a faccia con i Pm e l’imprenditore vuota il sacco sul sistema di appalti foraggiati da tangenti necessarie per aggiudicarsi i lavori nei cantieri dell’esposizione milanese. 22 anni dopo Tangentopoli, nell’ Expopoli  si travestono da consulenze e i mediatori diventano lobbisti.

I politici, negano. Le immagini però  non lasciano dubbi.

Enrico Maltauro e Sergio Cattozzo ripresi durante lo scambio delle mazzette: ...io ho questi 15.000…mi faccia quello che deve fare… Al casello autostradale o fuori da un  bar, immagini eloquenti. L’imprenditore Maltauro: “Pagavo Cattozzo per mediazione”.

Sono loro due, disponibili a chiarire, già nell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip. I primi due ad essere ascoltati dai pubblici ministeri.  Di Cattozzo i bigliettini, con sigle, numeri, date e percentuali di come si spartivano i soldi degli imprendotori, nascosti nelle mutande durante la percuisizione. ” Sono un procacciatore di affari, un lobbista all’americana” ha dichiarato. 490mila euro nei primi mesi di quest’anno sottoforma di consulenze o versati in contanti.

Rimangono ferme le posizioni degli altri arrestati sul sistema degli appalti truccati che ha fatfoto-expo-1-640to vacillare e non poco l’EXPO. Lo sfondo politico fa muro e respinge l’impianto accusatorio. Primo Greganti, nome noto delle Tangentopoli milanesi e appena sospeso dal PD, poi Frigerio ex parlamentare di Forza Italia nel cui ufficio si stabilivano le spartizioni degli appalti e Luigi Grillo ex senatore di Forza Italia. Considerati i promotori, negano tutto, anche le loro visite ad Arcore per portare a Berlusconi delle buste…”Insinuazioni diffamatorie” ha prontamente replicato il fedele avvocato Ghidini, dimostreremo che Frigerio ha portato solo delle lettere con considerazioni politiche…

Pizzini che sarebbero arrivati anche  a Maroni, che annuncia querele milionarie, contro Repubblica e il suo titolo infamante in prima pagina: ” EXPO, così la cupola portava i pizzini ad Arcore e a Maroni”. Pressioni, che i componenti del folto gruppo, capace di condizionare gli appalti a favore degli imprenditori che pagavano le mazzette avrebbero esercitato anche sul ministro Lupi , citato ben 4 volte come referente politico durante gli interrogatori.

C’è del marcio in Danimarca, aveva detto Shakespeare nell’Amleto, anche nell’EXPO2015, aggiungiamo noi contemporanei, e tanto anche. La politica, dopo l’iniziale choc, nega e minimizza e c’è anche chi accusa i magistrati di esagerare. Dunque l’Expo si farà, non c’è alcun dubbio. O meglio, quasi tutti faranno di tutto perché si faccia, comunque. Troppi si sono esposti, troppe risorse sono state mobilitate e troppe promesse sono state fatte nel suo nome. E quindi, non c’è scandalo attuale o futuro che tenga, indietro non si può tornare.

renzi-expo-milano-4Ma tutto il resto, cioè cosa sarà esattamente Expo e, soprattutto, cosa ci lascerà in eredità, è un problema più che mai aperto. Anzi, è il problema. L’Italia politica non rispetta il lavoro e/o semplicemente continua il proprio collegamento con mafie e malaffari.

 

 


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Ottoemezzo riflette sul potere


ottoemezzoComplici il filosofo Emanuele Severino e Roberto D’Agostino, a Ottoemezzo sabato in onda su La7 si parla di retroscena del potere. Un argomento importante per la filosofia e per il cliccatissimo sito Dagospia, che si occupa proprio a detta del suo autore,  ” del  tempo che trasforma il pettegolezzo in storia e non si fa storia senza cronaca.

La storia, dunque è solo un punto di vista, raccontato spesso, dai vincitori. Ma allora dove sta la verità? La storia è una convenzione?

La storia non è il regno della verità, perchè è impossibile cercare la verità assoluta, diciamo che credere nella storia diviene un atto di fede. La storia è in mano al potere che per sopravvivere ne occulta le intenzioni.  Il potere è frutto di ingegno e  astuzia. Questo vuol dire che l’impotenteCorona1 è colui che è nella verità, perchè l’impotente è il fallimento del potente. Il mondo è cambiato, dopo la caduta del muro di Berlino. Un mondo nuovo che ha accelerato il suo ingresso, e che ha come  potere la tecnologia. Il potere di Google e di Facebook non certo paragonabile a quello di  Obama o  della Merkel. Un mondo variabile, veloce, in mano alla tecnologia e a chi la sa sfruttare.

Dunque la destinazione della tecnologia è il dominio. Non c’è più la preoccupazione di salvare i valori.

Un mondo veloce, dove i due cadaveri sono la televisione e i giornali, non più artefici dell’informazione, oggi sostituiti, perchè l’uomo moderno non attende più di leggere,  va su internet. Tutto è su internet. Tutto scorre e non si ferma.

Renzi, Monti o Grillo sono fenomeni interessanti ma temporanei, politici obsoleti che rispecchiano la crisi dei valori occidentali. La crisi è legatapotere-b al vecchio ordine. La crisi è un passaggio verso il nuovo e l’Italia guarda al suo declino.  La crisi è cambiamento. E non saranno i Renzi o i Grillo che potranno fermare il tempo. La crisi è sinonimo di rinascita dopo il decadimento del sistema. Ci sarà una nuova destinazione della nostra civiltà tecnologica. Ogni forza, di destra o di sinistra è interessata a potenziare la sua porzione di potere. Ma è solo un disperato tentativo di profitto. La crisi di rappresentatività dei partiti, la loro incapacità a raccogliere e farsi portatori negli ambiti a ciò preposti dalle instanze del’elettorato, unitamente agli scandali che negli ultimi anni ne hanno costellato l’attività e minato la credibilità, indistinatmente, hanno indotto una progressiva disaffezione nei riguardi delle pubbliche istituzioni e di colori i quali operano in esse. Il rifiuto dell’evoluzione che è insita nell’idea stessa di progresso tutela ogni posizione precostituita dallo squilibrio fisiologicamente indotto dalla ricerca di un nuovo e più efficiente assetto. Così si mantiene tutto fermo per assicurarsi la tutela della porzione di potere e la tenuta del vecchio sistema.

L’unico potere che resiste nel tempo è quello della Chiesa, che è rimasta in testa. ” Se c’è una cosa che è viva e lotta insieme a noi – dice D’Agostinoè la Chiesa, la recente canonizzazione dei due Papi, era una scusa, uno spettacolo di potere. E questo Papa sa come mettere in scena la comunicazione. L’unica vera monarchia operante in occidente è il Vaticano, ma con Bergoglio è dinamica”.

bergoglioLe masse avevano un bisogno diverso dalla politica o dall’economia. Papa Francesco ha uno stile di vita interessante ma non si discosta dalla visione tradizionale della Chiesa. La sua umanità è evidente, ma la Chiesa è rimasta immutata, aveva solo bisogno di un seduttore.

 

 


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Scuola e formazione


12312idee per la crescita, il programma in onda su Rai3, ideato per far conoscere le proposte per un’economia sostenibile, consapevole e soprattutto anticrisi, dedica la puntata alla scuola, il luogo dove si trasmette cultura, dove si incontrano le culture e le generazioni.

Ma come sta la scuola italiana?

Nel corso del ‘900, specie a partire dal dopoguerra, la scuola ha rappresentato un grande dispositivo di modernizzazione e di civilizzazione del paese. Negli ultimi venti anni tutto è cambiato velocemente. Fino alla caduta del muro di Berlino, il mondo con cui si competeva era un mondo piccolo: metà Europa e Stati Uniti. Poi il mondo si è allargato, e mercati anche, e il nostro paese ha dovuto misurarsi con altri grandi paesi, quali la Cina, l’India, il Brasile, il Giappone. L’Italia che ostenta la propria collocazione tra le nazioni più ricche del mondo,  non ha attivato  una strategia che sostenga la crescita culturale dei cittadini, anzi si è fatto in modo che si è ridotto  il consenso sociale intorno alla cultura. Tra le cose “sdoganate”:  rozzezza e l’ignoranza.

banchi_scuolaPatrizio Bianchi – ass. scuola, formazione professionale, università e ricerca Regione Emilia romagna – ” Oggi, c’è una percezione molto diversa dal passato. È diventato più importante l’elemento scuola, direi cruciale. Il sistema formativo fatica. Bisogna rigenerare dei flussi di conoscenze e legarli ad una scuola capace di guardare fuori da sé e dare sicurezza. Un’infrastruttura che stia dietro al paese e che permetta a tutti i livelli, dai bambini all’università, di avere la sicurezza che  si è in grado di cambiare. Non c’è mai stato tanto bisogno di cambiare come oggi. Bisogna che la nostra scuola torni ad essere l’elemento che permette di sapere“.

I dati, purtroppo,  dicono  che l’Italia tra tutti i paesi sviluppati è quello che meno investe nella sua scuola. Il rapporto tra spesa pubblica ed educazione è il più basso, e i risultati si vedono. Siamo il paese che ha il numero più basso di laureati e diplomati e anche il tempo che viene dedicato dalle imprese alla formazione continua è il più basso.  Gli indicatori di scolarizzazione e le ridotte capacità di assorbimento e valorizzazione delle competenze all’interno dei mercati del lavoro evidenziano come questo dispositivo si sia incepapto. La spesa pubblica dedicata all’istruzione è il 4.5% del Pil, al di sotto della media europea che è al 5.50%.

Secondo l’Eurostat, l’Ideclinotalia è al penultimo posto per percentuale di spesa dedicata all’istruzione. Questo dato si traduce nella realtà.  Nella fascia compresa tra i 25 e i 54 anni, solo il 16.1% è in possesso di laurea o di un’educazione di alto livello. La media dei paesi europei è il 28%. Tutti i giovani faticano ad entrare nel mondo del lavoro, i laureati però lo fanno meno. La disoccupazione tra i giovani, tra il 2007 e il 2012 è cresciuta del 67%, ma sale al 40% tra i laureati.

Soluzioni? Tornare a credere e dunque investire nella tradizione manifatturiera, recuperando gli antichi mestieri che ci hanno reso unici nel mondo.

È una sfida enorme – dice Stefano Boerio, architetto urbanista – una sfida di scuola e formazione, dobbiamo recuperare alcuni mestieri che la grande industria ha assorbito. È un grande progetto didattico e di investimento sulla scuola pubblica. Dobbiamo capire dove far rinascere questo percorso di trasmissione del sapere, che non riguarda solo alcune nicchie di artigianato, ma anche gli altri tanti settori. Dobbiamo investire nella ricerca per ceracre di capire quali siano le necessità del mercato e come le nostre competenze, possano rispondere ai bisogni concreti della società attuale.

digitaleDobbiamo recuperare la tradizione del passato con un occhio al futuro.  Creare qualità nelle scuole, partendo dalla selezione dei docenti e dalla loro formazione continua. Dobbiamo fare ricerca in ambiti applicativi. Fare buona attività di ricerca unita a una pervasiva cultura imprenditoriale. Il fattore culturale è importante. Negli Stati Uniti l’elemento di creazione di imprese di ricerca è stato fortemente sostenuto da un sistema finanzaiario. È stato l’elemento vincente. In Italia ci sono straordinarie potenzialità che però non vengono supportate da un sistema finanziario adeguato. Dobbiamo creare un mondo fecondo tra scuole e impresa. Dobbiamo mettere i nuovi  semi della conoscenza. È la sfida futura.

Bisogna che la scuola torni ad essere il cuore del nostro sistema” chiude Patrizio Bianchi, come dargli torto?


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Un nuovo spettro si aggira per l’Europa


logo-tg-la7Il TgLa7, apre il suo quotidiano impegno puntando l’attenzione ai segnali preoccupanti che aleggiano attorno a noi.  Al vertice del G7 iniziato all’Aia con al centro la crisi ucraina, Obama chiede la linea dura. Chiude al dialogo, mentre in Francia il boom della destra antieuropeista alle comunali francesi preoccupa l’Europa.

Marine Le Pin ha ereditato il partito dal padre e ha sdoganato le posizioni xenofobe, antieuro e contro Bruxelles. E ora punta alla presidenza della Repubblica Francese. Alta, imponente e biondissima, la figlia quarantacinquenne di Jean-Marie, che fondò il partito nel 1972, ha un aspetto combattivo, utile  per aggregare il malcontento popolare, infatti le idee xenofobe e protezioniste del Fronte nazionale hanno fatto presa sull’opinione pubblica.

downloadAl G8, orfano della presenza della Russia che è sotto accusa, Obama vorrebbe l’allontanamento definitivo  della Russia, dopo i fatti dell’Ucraina. Via la Russia  dal gruppo dei paesi più ricchi del pianeta, e poi sanzioni, le più dure possibili per punire Mosca, per la questione della Crimea. Pensare di dialogare con il Cremlino, nel bel mezzo di una crisi che ha visto, passo dopo passo, la Russia procedere determinata verso l’annessione della penisola sul Mar Nero, sarebbe per Obama, una pia illusione. Il presidente americano ha le idee chiare, ma dovrà vedersela con le diverse posizioni occidentali che, se sono favorevoli alle sanzioni, non lo sono sull’espulsione della Russia dal G8. Una prudenza che sottolinea la dipendenza  delle forniture di idrocarburi russi che continuano ad essere il 30% del fabbisogno continentale.

E se il timore di un’invasione russa nell’est dell’Ucraina, mette ansia, quello del mix di sfiducia verso la classe politica e di xenofobia che ha portato vantaggi al Fronte Nazionale di Marine Le Pen, non può farci dormire sonni tranquilli. La Le Pen è riuscita ad accaparrarsi molti voti, facendo passare il messaggio che antieuropeismo, xenofobia e razzismo non devono essere dei tabù, piuttosto dei sintomi di una espressione sociale alla quale dare risposte. Ha avviato un processo di persuasione dei moderati prendendo abilmente di mira i mali dell’Unione Europea e ciò che lei chiama “mondialismo”, attribuendo a globalizzazione, libero scambio, frontiere aperte e mescolanza delle etnie la responsabilità della decadenza e dell’imminente fallimento della Francia e dell’Europa.

1383204908-penHa vinto così. Ora vuole capitalizzare il risultato ottenuto, e punta a una grande aggregazione con una formazione antieuropeista con gli altri grandi paesi.  E il segnale d’allarme scatta automaticamente, nella mente di coloro che, al contrario, fanno dei valori della convivenza e della tolleranza, un punto di forza umana e sociale.  I libri di storia sono pieni delle analisi che hanno poi portato alla violenza incontrollata.

La linea di tendenza che improvvisamente pervade l’Europa, rischia di sfociare in una grande coalizione antieuropeista a cui darebbero man forte i nostri berlusconiani e leghisti. Il pericolo è troppo serio. Un’ennesima battaglia, o ultima sfida dei nobili principi della cooperazione tra i popoli.  Valori cardine, (dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani), che hanno animato la nascita di quell’Unione europea, 1390979187-euro7ispirata dalla volontà dei cittadini e degli Stati d’Europa di costruire un futuro comune e che ora dovrà combattere contro tutto quel fronte, quell’alleanza che vuole un’altra Europa.

 


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12 idee per la crescita


123Rai Educational, presenta 12 Idee per la crescita, un programma in onda la domenica alle ore 13.00 su Rai3.

A 12 idee per la crescita, Rai Educational incontra i protagonisti dell’economia e dell’imprenditoria italiana per capire insieme a loro i motivi di una paralisi della quale l’Italia sembra essere rimasta vittima e perché, anche difronte alle “idee” che ci consentirebbero con forza di risalire la china, spesso non corrisponde una altrettanto chiara e concreta azione indispensabile per ripartire.

Se ci troviamo questo straordinario panorama architettonico, invidiato da tutto il mondo, dobbiamo domandarci il perchè e come è nata questa virtù ambientale. È nata perchè dei committenti illuminati hanno capito che il loro potcabelere si sarebbe fortemente avvantaggiato dal fatto di rappresentarsi in maniera importante attraverso l’architettura. L’Italia  che ha vissuto negli ultimi decenni un contrasto politico e di potere dovuto ad una diversa visione di campo, oggi, vede  in  zone immerse nel verde alcune tra le più belle architetture industriali del terzo millenio.

Luca Zevi, architetto e urbanista:”c’è un fenomeno nuovo, che si è manifestato negli ultimi anni, le imprese leader del MadeinItaly, cioè imprese che hanno lanciato la sfida ai mercati internazionali, hanno avuto la necessità di rappresentarsi attraverso l’architettura”.

Aldo Cibic, fondatore Cibic work shop, ” È interessante vedere gli imprenditori che credendo nel loro lavoro e nell’investimento che richiede il lavoro, prestano molta attenzione allo spazio in cui le persone vivono parte della loro vita. Quando c’è un grande amore per la qualità che si produce, questa qualità è declinata non solo nel prodotto, ma nel luogo in cui si vive e si lavora”.

cucinellaPer riconoscere il territorio italiano attraverso i suoi modellatori per eccellenza: il lavoro e la fabbrica, dobbiamo ricondurci all’Italia delle Cento Città, l’Italia delle 3C ( capannoni, campanili e comunità). L’Italia dei distretti industriali  che  sta cambiando pelle, adattandosi alle nuove esigenze.  Tenuto conto anche dell’elevata mole di investimenti necessaria per competere sul mercato, quest’Italia si è raccontata e bene alla “13° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2012” al punto che l’eccellenza dell’architettura italiana industriale è sbarcata ad Abu Dhabi con alcune centinaia di imprenditori italiani.

Luca  Zevi:Nel 2013 il padiglione italiano è stato chiamato a rappresentare il lavoro italiano e non solo attraverso i prodotti ma attraverso la qualità degli ambienti. Mi sembra un buon segno”.

Definita “olivettiana” in quanto a dimensioni e produzione, la tipologia dell’architettura italiana degli ultimi quindici anni destinata al settore industriale, si inserisce perfettamente nell’ambiente circostante, decentrando le grandi fabbriche rispetto al centro città, senza trascurare l’ambiente circostante e la vivibilità degli spazi interni. Un’idea coraggiosa che fa delle fabbriche del MadeinItaly, il cuore di un progetto dell’estetica indusKilometrorosso-1triale delle Cento Città del capitalismo del territorio. Un’evoluzione che lascia sperare in una nuova stagione dell’Italia delle Cento Città che, riprendendo la profezia di Adriano Olivetti, conduca a una ripresa economica caratterizzata dalla profonda riqualificazione di un territorio straordinario, che il liberismo dominante negli ultimi decenni ha inutilmente maltrattato.

Tra le architetture mostrate in occasione della mostra anche la nuova sede di Salewa progettata da Cino Zucchi, uno dei simboli del green building di Bolzano; o ancora l’architettura sostenibile progetta da Mario Cucinella per iGuzzini; lo stabilimento ad alta efficienza Ferrari di Maranello, al quale ha contribuito  Renzo Piano.  Jean Nouvel e il suo chilometro rosso dell’azienda leader di impianti frenanati, presso Bergamo, la Brembo.  La sede di Cabel Industry, firmata  Massimo Mariani Studio, la Italcementi, quinto produttore del cemento a livello mondiale  e molti altri progetti d’eccellenza.

02_Galleria_del_Vento_Renzo-Piano_loAllora se tutti ci aspettano a braccia aperte. Tutti vogliono mangiare italiano, vestire italiano. Siamo a tutti simpatici. Adorano il nostro patrimonio artistico. A quest’Italia che si affaccia nel terzo millenio  mancano le idee o la fase evidente di stallo politico ci impedisce di fare ciò che serve al paese affinché torni ad occupare un posto di primo piano nello scenario economico mondiale?


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Mi fido di te


PaneQuotidianoLa trasmissione che adotta questo titolo di puntata è Pane quotidiano, in onda su Rai3. L’ospite chiamato a dibattere il titolo è Don Gino Rigoldi, autore tra l’altro del libro “Ricostruire la speranza”.

Per raccontare don Virginio (Gino) Rigoldi non servono tanti giri di parole, basta guardare i fatti. 42 anni come cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, un’associazione “Bambini in Romani” rivolta all’aiuto dei minori a rischio di abbandono, membro della Commissione centrale di beneficenza della Fondazione Cariplo. Fatti che raccontano di una vita dedicata agli ultimi, agli emarginati, ai più bisognosi, insomma la vita di un uomo di Dio.

Abitavo dentro al carcere e cominciavo al mattino fino a sera tardi, dopo 15 anni ho preferito star fuori ma, mi sono portato il lavoro a casa”… Circa dodici ragazzi vivono con lui, in affido a rotazione. Scontano così la loro pena, in un contesto più domestico, diventando parte attiva della famigldownloadia che Don Gino ha creato insieme ai tre figli adottati che lo hanno reso pure nonno. Un modo decisamente rivoluzionario di vivere lo spirito cattolico. Un prete che non ha timore di combattere contro le troppe ricchezze ecclesiastiche, “le mitre ingioiellate, i macchinoni, le scarpette rosse, tanta ricchezza esibita mi ha sempre imbarazzato. L’insegnamento del Vangelo è un bel po’ lontano. Ora con papa Francesco le cose vanno molto meglio però. I professori della Chiesa non sono fatti per governare, hanno grandi idee, grandi filosofie, parlano bene, ma sul bene e sul male sono inadatti a qualsiasi decisone. Bergoglio sta riuscendo a fare quello che Ratzinger non ha fatto.”

Prete in prima linea con esperienze concrete che hanno plasmato il suo modo di affrontare la vita. “Ho un sogno, che la prima materia insegnata nelle scuole sia la relazione, il come si sta insieme, l’abitidine  a guardarsi e a riconoscersi, gli altri non sono nemici, sono alleati per una vita più bella. La scuola è il  posto migliore per aiutare i giovani  a crescere. Ricominciamo  a dimostrare amore per le nuove generazioni, fiducia nelle loro capacità e possibilità. Perché dare valore all’altro e costruire relazioni non è un gesto isolato, è un processo continuo che si deve percorrere con determinazione e volontà.  È grazie alla speranza che molte persone hanno potuto cambiare vita, anche attraverso percorsi tortuosi. Il mio lavoro è costruirdownload (1)e speranza”.

Cambiare è possibile, è il suo messaggio. La cultura della diffidenza è stata costruita attorno a noi ma è giunto il momento di ritrovare un po’ dello spririto caritatevole dello stare assieme. Sconfiggere la solitudine della nostra società  che non lascia spazio ai nostri quesiti, non permette di porci una domanda di senso. E’ una società basata sul consumo che annega il desiderio dell’uomo, soffoca la sua sete di infinito. La società più violenta che ci sia, che ci lascia soli, e soli ci si inaridisce.  E in un’epoca che vede in crisi le fondamenta della nostra comunità, la famiglia e la scuola non sono più capaci di educare ma solo di istruire.
Tanti giovani perdono la strada, smarriti nella  società liquida dell’amore di plastica, chimica chimera che attiva solo ormoni e dopamina, disprezzati da una società dove il lavoro spesso è  interinale o subordinato, usa e getta, navigato, soddisfatto e mai rimborsato.  Ma anche per questo stato di cose Don Gino ha la sua massima: ” Si comincia da uno per arrivare a dieci, è un ‘ingiustizia che fortifica e si viene a patti con la realtà”.

60webcg7E allora, Uomo moderno ritrova la purità dell’affetto e la semplicità dell’intenzione. Desidera, metti le tue passioni in movimento. Guarda la bellezza delle montagne, soffermati di fronte a un quadro di Raffaello, trova il coraggio di baciare la ragazza che ti piace. Vivi e dai vita alle tue passioni o avrai fatto solo finta di vivere.


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Donne che vengono dal mare


showposterIl 2013 è stato l’anno della più grande tragedia del mare, ci ricorda TgLa7 cronache; Il naufragio del 3 ottobre, quando a largo di Lampedusa morirono circa 400 persone. C’erano tanti  bambini…C’erano tante donne…

C’è una questione femminile all’interno del fenomeno migrazione. Un flusso di donne che dall’Africa attraversa il Mediterraneo con mezzi di fortuna: barconi, zattere, gommoni. Ragazze e madri.

Donne scappate dai loro paesi d’origine. A volte sole. A volte insieme alla loro famiglia. Tutte, alla ricerca della sopravvivenza e di una nuova vita. Immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. Donne con poche p202928008-3e92d7d0-6205-4c5a-baeb-04f3299e1535arole, dette in un italiano stentato, tante emozioni ed un fiume di sensazioni inespresse. A volte indicibilili. Storie di donne nel grande fiume dell’emigrazione. Problemi, esigenze, dolore, difficoltà, spesso non considerate. Ci sono le violenze subite. La promiscuità forzata. La mancanza di spazi nei centri di accoglienza. Il parto.

Nel loro paese si ha presto l’età per amare e  vengono definite donne a tutti gli effetti, solo che  donne a tutti gli effetti sono quelle che fanno all’amore, che servono i loro uomini, che li compiacciono, che ascoltano, che obbediscono, che creano nuove vite, che le accudiscono, che insegnano il rispetto, che lavorano, sì, anche che lavorano, ma senza dover troppo pensare con la propria testa. E poi c’è la guerra e la fame. La fuga.

imagesIl sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini: “Sono soggetti maggiormente fragili. Hanno subito violenze lungo il viaggio, a volte sono incinte perchè sono state violentate. Hanno più necessità e sarebbe opportuno un supporto pscicologico e poi andrebbero accompagnate lungo la loro integrazione”.

Le donne che vengono dal mare, sono circa il 50% degli emigranti che ogni anno approdano sulle nostre coste. Qualcuna partorisce appena arrivata a terra. Partoriscono, su un’isola senza strutture sanitarie adeguate, (le donne italiane sono costrette a “migrare” per procreare). Il 3 ottobre ce n’erano decine di donne sul barcone naufragato a poche centinaia di metri dall’isola. Una di loro era in stato avanzato di gravidanza. L’hanno trovata in fondo al mare abbracciata al suo bambino partorito durante il naufragio e ancora attaccato al cordone ombelicale.

dia-100404 donne migrStorie di separazione e di sofferenza. Storie ai migrazione al femminile che hanno sempre un carico maggiore di dolore e che hanno sempre la necessità di una risposta e di una accoglienza più attenta. Vittorio Alessandro, per anni a capo della Capitaneria di porto a Lampedusa, di recuperi di donne in mare, ne ha fatti molti. Ora ha deciso di impegnarsi al loro fianco. ” Il prezzo altissimo che queste donne pagano per l’attesa prima dell’imbarco. La sofferenza durante l’imbarco, su questi barconi, pieni di uomini, dove deve cadere ogni pudore. Sofferenze poi anche quando arrivano, perchè il trattamento che ricevono normalmente non è dignitoso. La mia esperienza, ricordo, è di donne con l’abito della festa che quando arrivano in banchina, hanno portamenti fieri, molto più dei maschi. Ricordo i canti…gli sguardi…”

Una fra tutte, Rose. Ha 22 anni. Viene dalla Nigeria e nell’attraversata ha perso suo marito e ora lancia un appello: “Non chiedo troppo, prego Dio che mi faccia ritrovare mio marito e che lo protegga per me. Mio figlio potrebbe nascere in qualsiasi momento, e la sola cosa di cui ho bisogno dagli italiani, dal governo italiano, è il loro aiuto. Sono certa che Dio mi protimmigrati-donne-bambini-sbarchi-lampedusa-600x300eggerà, mi ha protetto attraverso il mare e niente altro può capitarmi ancora. Ma ho bisogno di aiuto per me e per mio figlio che nascerà in Italia, perché non posso più tornare a casa.”

È una storia simbolica la sua, che ci offre l’occasione di riflettere sulla quella legge Bossi-Fini, sulla solidarietà che un paese civile deve offrire, sulla nostra capacità empatica, noi che abbiamo molto di più.

Rose è l’immagine estrema di quello che non deve più accadere, che dobbiamo fare di tutto perché non accada. Per queste donne e sull’accoglienza che si dovrebbe offrire loro, il comitato del 3 ottobre, nato, dopo l’ultima tragedia del mare a Lampedusa sta mettendo in piedi una campagna di sensibilizzazione.

clinique-fondotintaÈ questa l’alternativa possibile, una società che sappia accogliere, che sappia apprezzare l’arricchimento che porta la diversità, che sappia integrare.