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by Loretta Dalola


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Finita l’era di Fede


Mentana saluta un collega e il mondo dell’informazione piange o tira un sospiro di sollievo a seguito  della notizia che Emilio Fede lascia la conduzione del telegiornale quotidiano e non entrerà più nelle case degli italiani. Quante volte si è parlato di lui anche per la sua indubitabile vicinanza con Silvio Berlusconi e ora è finita. A 80 anni è caduto. Una vita nelle news di Berlusconi e oggi vive il primo giorno da licenziato.

La notizia del clamoroso licenziamento dello storico direttore del Tg4  e la  sostituzione  con Giovanni Toti, direttore responsabile di Studio aperto è di quelle imprevedibili. La “detronizziazione” segna probabilmente il declino di Emilio Fede, già indagato per favoreggiamento della prostituzione, per le feste organizzate ad Arcore e per il concorso in bancarotta fraudolenta con Lele Mora.  La goccia che ha fatto incrinare il lungo sodalizio è giunta pochi giorni fa quando è emerso che avrebbe tentato di depositare 2,5 milioni di euro in una banca svizzera, ma i funzionari si sarebbero rifiutati di eseguire l’operazione.

Un “complotto” accusa pubblicamente Emilio, “per toglierlo di mezzo” ma non si arrende, “mi faccio un periodo di vacanza,  poi voglio sentire il Cavaliere per avere una spiegazione. Io sono il Tg4: quella è la mia vita, ripeto non è un addio, è soltanto un arrivederci”.

A ben guardare la storia di Emilio Fede è la storia del tg4,  iniziata nel 1989 quando Mediaset si chiamava Fininvest e prima in Rai dove il successo lo rende popolare, amato, soprattutto dal pubblico femminile, poi la battuta d’arresto in seguito al vizio del gioco d’azzardo che gli chiude definitivamente le porte della Rai.

Berlusconi lo accoglie e Fede ne diventa il cantore, colui che ne elogierà tutte le gesta. Tra innamoramento e macchietta. Il vangelo di Emilio Fede si carica di commenti e parole di assoluta difesa di Berlusconi al punto che Berlusconi sta alla politica come Emilio Fede sta all’informazione. Il più acceso sostenitore berlusconiano, persino comico  nel suo afflato acritico, negli ultimi anni. Ora dopo ora  segue  le sorti del governo Berlusconi come se fosse il finale di un film strappalacrime e non si fa scrupoli nel divulgare il suo dolore a scapito dell’obiettività giornalistica. Diviene l’’ultrà per eccellenza. L’Irriducibile con la “i” maiuscola: “Prima di vedere Berlusconi finito io avrò superato i 120 anni. Lui ha una forza pazzesca. Spero che si ricandidi, non posso pensare ad altro. Se lui dovesse uscire da questo ruolo, lascerei la cosa a cui tengo di più al mondo dopo la famiglia: il mio lavoro. Lo lascerei perché mi dovrei confrontare con un paese diverso. Oppure gli chiederei di ospitarmi nella sua villa ad Antigua”.

Ora può fare entrambe le ipotesi. Compie 80 anni nel mezzo di una bufera giudiziaria, ha tenuto duro fino all’ultimo scossone, come il suo idolo,  ma ora anche il Tg4 volta pagina, finisce un’epoca e forse si aprirà una nuova era per l’informazione italiana.


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Il giudice della vergogna


Una brutta notizia quella che Enrico Mentana è costretto a dare. In una giornata caratterizzata da  importanti avvenimenti politici, spicca la vicenda di un giudice comprato dalla mafia attraverso i viaggi del sesso, come risulta da uno scrupoloso e attento diario telematico nel quale il giudice di Palmi arrestato  nell’ambito di un’indagine condotta a Milano sulla ‘ndrangheta, segnava annotazioni particolari e voti sulla qualità delle prestazioni ricevute.

Un resoconto squallido come squallida era l’ossessione del sesso e dei soldi che hanno indotto il giudice Giancarlo Giusti a cedere immediatamente ai richiami del clan mafioso dei Lampada che gli hanno offerto da subito donne pagate, divertimenti, affari, conoscenze utili. Stupefacente è la rapidità  con cui Giusti si unisce a Lampada per alzare il suo tenore di vita alla ricerca spasmodica di occasioni di guadagno parallele in operazioni immobiliari e di varia altra natura.

In un clima italiano difficile, a mettere benzina sul fuoco della corruzione arriva anche la magistratura , il giudice inquisito ha tradito la sua missione.  Si è concesso notti in albergo in compagnia di escort offerte gentilmente da “casa Lampada” e tra vino, amori, affari viaggi, soggiorni ha venduto al clan la propria funzione violando i principi di imparzialità, probità e indipendenza.

Un quadro deprimente che fa emergere ancora (come se ce ne fosse bisogno) che sesso e soldi sono armi convincenti per ottenere favori e illegalità da parte di chi è fragile, debole e con  propensione caratteriale a entrare  in un vorticoso giro di scambi illeciti. Per due anni ossessionato dal sesso e dalla spasmodica voglia di soldi ha favorito l’associazione mafiosa sfruttando la sua professionalità per affiancare i criminali.

Sconcerto e indignazione scuote l’opinione pubblica, la toga calabrese, figura di spicco di Magistratura democratica, in prima fila nelle battaglie per la legalità e nei convegni di diritto, era la talpa della ’ndrangheta nel tribunale di Reggio. Ai boss Lampada, con cui si intratteneva al telefono con mille salamelecchi  spifferava ripetutamente i segreti delle indagini. Non bastava la politica, per non farci mancare nulla ora, aggiungiamo alla lista della corruzione  aggravata dalla finalità mafiosa anche i giudici.

Relazioni pericolose, soldi facili e bella vita sembrano volere imperare nella logica che di fronte ai soldi non si guarda in faccia a nessuno, modelli di vita a cui ambire, unici mezzi per il successo, ma a quale prezzo?


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Le primaverili giornate della politica


Quando il gatto non c’è…il vertice si riunisce per trovare la quadratura del cerchio, tra riforma del mercato del lavoro, articolo 18 e riforma elettorale. Mentana non poteva non evidenziare le novità sull’accordo tra i partiti per una nuova riforma elettorale e una sicura riduzione del numero dei parlamentari, mentre Monti,  cerca sostegno e investimenti per l’Italia, in Cina.

Dopo le polemiche sul lavoro trovata l’intesa e raggiunto l’accordo tra i leader di Pdl, Pd e Udc Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, sulle riforme a termine del vertice di maggioranza nel quale si è deciso di incardinare parallelamente la riforma della Costituzione e la legge elettorale. I leader dei partiti vanno al contrattacco e dopo la bufera sulla riforma del mercato del lavoro  scatta la tregua politica, forse per metter a tacere Monti dimostrandogli che, in sua assenza i litigiosi partiti trovano un’accordo sulla riduzione del numero dei parlamentari, sulla revisione dell’età per l’elettorato attivo e passivo, sul rafforzamento dell’esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento.

Il terzetto esulta: Alfano: “abbiamo fatto un buon lavoro”, Bersani:”la volontà di proseguire c’è”, Casini: ” E’ strana questa coalizione, è eterogenea, si è chiesto alla politica di battere un colpo e così è stato”. Per ora la soddisfazione che aleggia nel mondo politico fa ben sperare in una polizzavita che dia tregua al paese. Non ci saranno sgambetti, scompare l’ombra del voto anticipato e dovrebbe essere certo che alla prossime elezioni sia ridata la possibilità di scelta ai cittadini dei parlamentari che li rapprersenteranno.

Dopo l’ultimatum del presidente del Consiglio, Mario Monti : ” Se il Paese non è pronto per quello che riteniamo un buon lavoro, non chiederemo di continuare” , il tema più caldo rimane quella della riforma del lavoro, di cui però i tre leader non hanno parlato. Del resto storicamente la competenza di proteggere il mondo dei lavoratori spetterebbe alla sinistra, ma credo che i tempi saranno più lunghi di quelli auspicati, visti gli esiti degli ultimi scontri politici scatenati e la mancanza di concrete forme di reazione atte a tutelare la categoria.

E  forse proprio per questo che l’opinione pubblica in questo momento indirizza tutta  la sua pressione  sui partiti, che scontano oggi con un clima loro ostile anni di immobilismo bipartisan. E nonostante tutto le dure scelte fatte dal governo una eventuale coalizione a guida tecnica probabilmente vincerebbe le elezioni soffiando voti a destra e a manca.

E mentre in Italia si cerca di sopravvivere in attesa della prossima stangata, targata Imu, Monti in missione in Cina, cerca di “piazzare” l’Italia nel mercato orientale, dove, pare riscuota stima  e credibilità. Dunque Monti all’estero piace, agli italiani un po’ meno visto che la situazione sociale italiana  continua a vivere una drammatica disoccupazione, rincari del quotidiano e diminuzioni degli stipendi.


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Moralismo e moralisti


“Parola pericolosissima con un’ aura un po’ antipatica, la parola in questione è, moralismo”, così Corrado Augias apre la replica de Le Storie – diario italiano su Rai 3.  Chi è moralista e a quali campi si può applicare il moralismo è l’argomento trattato insieme all’autore del libro: Elogio al moralismo, Stefano Rodotà. 

A Parma recentemente i cittadini hanno preso d’assalto il municipio e tenacemente hanno combattuto fino a che, il sindaco  si è dimesso. Dopo cento giorni di contestazioni,  ha lasciato l’incarico dopo forti pressioni popolari  a seguito dell’ennesimo scandalo giudiziario all’interno della giunta di centrodestra guidata da Pietro Vignali.

“Questo dimostra che i cittadini sapevano che erano stati male amministrati, ci sono modi di di cattiva amministrazione  che non coincidono con le norme e violano l’art. 54 della Costituzione (I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge), che richiede onore e disciplina, Parma è un bell’esempio, i cittadini  hanno impugnato l’arma del moralismo e hanno agito giustamente”.

Rodotà con questa affermazione dichiara che un moralismo attivo per riconquistare l’onore perduto è valido e va utilizzato dal potere popolare, anche se siamo in un epoca dove la parola moralismo è stata bandita e collegata a qualcosa di vecchio perché non andava d’accordo con una forma di politica rampante.  Se pensiamo al nostro recentissimo passato la condotta politica dei nostri rappresentanti ci suggerisce che data l’immoralità o amoralità dilagante, sia più prudente e saggio non invocare o pretendere l’osservanza di alcun principio morale. Che le regole di condotta non morali guidino verso la sopravvivenza e verso qualche variante più ambiziosa di successo, in un mondo totalmente scaltro.

“Sono orgoglioso di essere conservatore dei diritti e reazionario perché reagisco al peggio. Mi piace definirmi moralista – afferma Rodotà.  Questa parola è sgradita, è usata in modo negativo e tuttavia mi pare che alluda a un modo di guardare le cose del mondo in maniera reattiva, non passiva. Soprattutto quando ci troviamo di fronte a illegalità, cinismo, abbandono dell’etica pubblica, che è quello che è avvenuto in questi anni, non soltanto in Italia, ma in Italia in modo tale da travolgere lo stesso senso delle istituzioni, il rispetto delle regole, il rispetto degli altri. E quindi è necessaria una reazione”.

La spudoratezza politica del tornaconto personale ci ha condotti al punto in cui siamo e il moralismo è una riserva a cui dobbiamo attingere, perché oggi, il moralista  non deve più mugugnare. Deve uscire allo scoperto, e non essere frenato dal timore d’essere sgradito, o sgradevole. Abbiamo vissuto in un’epoca che ha portato alla progressiva degradazione della politica e l’appello alla questione morale è d’obbligo per porre fine alla corruzione dei partiti che inquinano la vita pubblica. Abbiamo bisogno di rigenerazione e la politica deve rispondere ai bisogni della società con leggi morali universali, deve tornare ad essere credibile. Per fare questo deve avere un etica forte con regole che siano il prodotto di confronto, e non  il frutto di nudi patti di potere. Le leggi sono i motori della storia e non devono contrastare quello che sono le esigenze della società.  “Democrazia non è semplicemente governo del popolo ma governo in pubblico”. Inammissibile è, pertanto, la menzogna o la pretesa di una classe politica di non rendere conto dei propri comportamenti.

In conclusione  la moderna accezione di moralismo,  richiama non una moralità passiva, compiaciuta, contemplativa o consolatoria, ma una attitudine critica da non abbandonare, una tensione continua verso la realtà. L’elogio della morale è, quindi, l’elogio dell’etica pubblica che trova i suoi riferimenti nei valori della Costituzione repubblicana e un buon moralismo può aiutarci a riconquistare  il senso dell’onore, per il bene di tutti.  E per la rinascita italiana.



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Medici padrini del Rinascimento: Magnifici Medici


Il secondo appuntamento dedicato da History channel alla Famiglia dei Medici dal titolo Magnifici Medici prende in esame l’eclettica personalità di Lorenzo de Medici.

A metà del XV secolo la famiglia dei Medici si è fatta potente con la forza e sotto la protezione del suo signore si innalzerà l’arte dei grandi artisti  Botticelli, Leonardo e Michelangelo a vette altissime. Ma tanta gloria porta anche nemici e nel 1446 la famiglia Medici è in pericolo, si teme un colpo di stato da parte di famiglie rivali, Piero de Medici sta per tornare a Firenze scortato dai due figli Lorenzo e Giuliano, suoi eredi. In testa al corteo Lorenzo, il capofamiglia. L’obiettivo dell’agguato è Piero ma, Lorenzo con uno stratagemma salverà il padre. In seguito radunerà un pugno di armati pronti a difendere l’impero creato dal nonno Cosimo I°.

E’ chiaro che la grande ostilità e il risentimento della città nei confronti dei Medici li rende vulnerabili, hanno bisogno di alleati. Per la prima volta escono dalla città per trovare una sposa, un atto di convenienza politica che permetterà loro di legarsi ad un’importante famiglia dell’aristocrazia romana: Clarice Orsini che porta in dote, fama, nobiltà, conoscenza e potere militare. Il matrimonio segna linizio di una nuova e vibrante era. Firenze assume una nuova identità e diverrà un’industria d’arte e di pensiero. Una città che farà del fermento creativo un tripudio di organizzazione. A partire dal giovane Sandro Botticelli che parteciperà attivamente al mito dei Medici.

Ma sono anche anni difficle, muore Piero e Lorenzo appena ventenne, accetta la cura della città e dello stato. Diventa l’uomo più importante della città, l’intera Firenze è nelle sue mani. E’ astuto e intelligente, sa che deve consolidare la politica del nonno e del padre, sa che il popolo può aver voce in capitolo e sa che deve aumentare il suo potere. E’ un  fine diplomatico ed un accorto politico. Adotta un sistema di lealtà simile a quello mafioso, il governo è distante mentre l’uomo che esercita il potere è la realtà, è il trionfio del clientelismo che favorisce gli amici degli amici e i seguaci. Lorenzo è una sorta di ditattore. Vuole inviare al mondo un messaggio chiaro: ho il potere e i soldi!

E’ stato educato a diventare un erudito, ha ricevuto un’educazione umanistica. Nei suoi salotti rende possibile lo sviluppo del libero pensiero, agevole l’arte e la cultura. In un mondo governato dal pensiero religioso, Lorenzo crede fortemente nella libertà: Quant’è bella giovinezza. che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: del doman non c’è certezza. Gli piace divertirsi, ha carisma, è l’anima della città.

Le possibilità della “virtute” umana, il fervido interesse per i problemi della città terrena, il senso della stretta connessione fra vita politica e cultura, gli elementi insomma dell’umanesimo civile fiorentino sembrano incrociarsi con un nuovo stato d’animo, in cui prevale una tendenza a cercare  nella cultura o nell’arte un separato e sereno rifugio. Queste pulsioni vengono incarnate nella pittura del giovane Botticelli che si allontana dal tema religioso e da vita ad opere d’arte completamente innovative. La Primavera è pura fantasia, è ispirata dalla poesia ed è il trionfo della sua fervida immaginazione. La giovinezza a cui si allude non è solo quella, più ovvia, dell’età giovanile, ma è una giovinezza di spirito, che per essere mantenuta va nutrita di Natura (il giardino pieno di fiori), Grazia e Virtù (Tre Grazie), uso della Ragione (Mercurio, simbolo della ragione e del buon consiglio), Amore (Cupido) e Bellezza (Venere), creatura pagana simbolo della fertilità.

Mentre il mondo di Lorenzo fiorisce qualcuno lotta per distruggerlo. Il controllo del territorio è minacciato dai Pazzi, la seconda famiglia più ricca di Firenze, sono banchieri e nobili. Lorenzo li ha emarginati e tenuti lontani dalla politica. Decidono di tornare al potere eliminando tutti i rivali medicei. Il giorno di Pasqua, nel Duomo, nel corso della messa, Giuliano viene pugnalato 19 volte, muore all’istante. Lorenzo, ferito si rifugia nella sagrestia. La congiura è fallita e la punizione sarà durissima. Tutti i traditori vengono annientati.

Lorenzo è sconvolto dal dolore e entra in conflitto con il Papa che lo scomunica. Parte per Napoli in cerca di alleati. Stipula un accordo con Ferdinando. Firenze è libera e Lorenzo viene acclamato come il Magnifico. Adotta il figlio del fratello per proteggere la dinastia. Il mecenatismo è un ottimo modo per assicurarsi il controllo su tutto.

Nella bottega del Verrocchio individua un giovane artista, Leonardo da Vinci, che si distinguerà su tutti, il suo talento è impossibile da ignorare. Leonardo si fa notare ma, Botticelli non sta a guardare e ispirato dall’arte classica dipinge la “Nascita di Venere”, una celebrazione dell’amore come forza della natura, una matrice pagana che viene celebrata per la glorificazione del corpo fisico.

Ma la libertà di pensiero che Lorenzo ha portato a Firenze fa paura ad un monaco domenicano, Savonarola, che si convince che la città sia in pericolo. Fanatico moralista, si schiera contro qualsiasi arte visiva che non fosse di carattere religioso, ossessionato dal fervore mistico indirizza il suo odio contro la società corrotta del tempo e in particolar modo contro Lorenzo, il perno di tutti i peccati.

1487 muore a 34 anni l’amata Clarice e Lorenzo sconvolto dal dolore incanala le sue energie nell’arte, istituendo la prima scuola a disposizione di tutti i nascenti talenti. E’ qui che incontra l’allora 13enne Michelangelo e lo mette subito sotto la sua protezione consentendogli di crescere assieme ai suoi figli. Un rapporto che crebbe giorno dopo giorno, una relazione molto intima tra mecenate e artista.

Il moralismo di Savonarola, convinto che Lorenzo porterà alla rovina Firenze,  comincia a dare i suoi frutti e la città si divide. Il momento è delicato. Lorenzo si ammala. Sa che sta per morire e ha bisogno di qualcosa: la redenzione dai peccati commessi. Temendo la dannazione eterna chiede l’assoluzione a Savonarola  che lo maledice.

All’età di 43 anni, muore temendo l’inferno. Savonarola coglie la sua occasione e al grido di “pentiti Firenze finché sei in tempo”  da inizio ad un’era di integralismo. Tutti i simboli dell’esuberante mondo di Lorenzo diventano cenere nel famoso Falò della vanità e Firenze  guidata dal fanatismo estremo  diventa l’immagine dell’inferno in terra.


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Sughero e arte rupestre a Passaggio a NordOvest


Alla ricerca di popoli, storie e avventure Passaggio a Nord Ovest approda in Sardegna dove si concentra 85% dei sughereti, una ricchezza ambientale e economica da difendere.  Il sughero naturale che  è il costituente principale della scorza di grossi alberi, in particolare della Quercia da Sughero (Quercus suber), sulla quale arriva a formare un rivestimento di parecchi centimetri.  E’ un materiale che, oltre all’elevato potere isolante, da prova di ottima traspirabilità e non è attaccabile da parassiti e muffe, purché si tratti di pura polpa di Sughero. Grazie alle sue caratteristiche di duttilità, leggerezza ed elasticità viene utilizzato nella produzione dei tappi per vini di qualità, nell’edilizia, nell’isolamento acustico, nell’industria dell’abbigliamento e calzaturiera, nell’arredamento e nell’oggettistica per la casa e nell’artigianato artistico in cui vengono creati oggetti e souvenir tipici destinati al turismo e altri oggetti d’uso comune. Alimenta ogni anno un giro d’affari di circa 60 milioni di euro con i suoi 20 miliardi di tappi/turaccioli  prodotti ogni anno.

E tutto nasce da un gesto antichissimo, frutto di millenni di esperienza. Lo scorzino decortica la corteccia, è la fase iniziale del ciclo di trasformazione del sughero, consta nel distacco del sughero dal tronco e viene effettuata tra maggio e agosto quando l’albero rilascia facilmente la corteccia sugherosa, senza provocare danni ai tessuti vegetali sottostanti. Le tavole vengono messe a stagionare per 14 mesi, qui perdono umidità e si compattano. Viene bollito per la sterilizzazione e pressato per renderlo docile alla lavorazione. Tagliato in listelle si trasforma attraverso macchine che, ce lo riconsegnano sotto forma di tappo o turacciolo, pronti per il mercato e per le nostre tavole. Il sughero è una materia naturale sempre viva, durevole nel tempo e riciclabile infinte volte, ecosostenibile ed ecologica, una risorsa da valorizzare.

Dai sughereti  alla preistoria attraverso i dipinti sacri realizzati all’interno di grotte paragonabili agli affreschi delle nostre cattedrali, che ci raccontano miti  eleggende dell’era glaciale. Verso la fine del secolo scorso vennero scoperte nella Spagna settentrionale e nella Francia sud occidentale alcune grotte, rimaste inaccessibili per migliaia di anni, che celavano al loro interno una straordinaria quantità di “opere d’arte” risalenti all’era glaciale. Di tutti i ritrovamenti, non c’è dubbio che il più famoso ed affascinante sia quello di Altamira. Gli “affreschi” sul soffitto sono composti da 25 raffigurazioni policrome; tra i colori domina il rosso ocra, seguito dal bruno e dal nero. Gli animali sono rappresentati a grandezza quasi naturale. Scene che lasciano senza fiato,  soprattutto bisonti, ma non mancano veri e propri schizzi di straordinaria finezza raffiguranti cerve, stambecchi e bovidi. Veri capolavori che gli uomini dell’era glaciale hanno realizzato, sfatando il mito di esseri, rozzi e selvaggi.

La loro principale attività era la caccia che permetteva la sopravvivenza. Ingraziarsi gli dei per ricevere in cambio il cibo era lo scopo di queste raffigurazioni. Cercavano protezione per il mondo reale, nel sovrannaturale e nelle grotte, dimora degli dei, armati di coraggio, si addentravano per celebrare riti e sacrifici.  Gli uomini che hanno concepito questi capolavori erano prevalentemente nomadi, vivevano di caccia, pesca e raccolta . Dipendevano in tutto e per tutto dalla natura e dagli animali, ai quali attribuivano qualità soprannaturali. Gli spiriti degli animali uccisi erano venerati  attraverso la pittura e ringraziati per il cibo concesso.

La tecnica utilizzata per la colorazione delle immagini era costituita dall’uso di carbone di legna come “gessetto”, mentre le ocre erano tratte direttamente dalla terra lì disponibile. Gli “artisti” tracciavano dapprima il contorno con sottili linee nere, e poi lo modellavano e lo riempivano coi colori. In certi casi, l’occhio, le corna o le narici dell’animale venivano incisi in veri e propri rilievi con bulini, ricavati probabilmente da pietre più dure. Talvolta le pitture erano lavate dopo la coloritura, per ottenere un raffinamento dei successivi passaggi di colore ed effetti di luce particolari. Particolarmente suggestivi i dipinti delle mani, che possono essere positive (stampa diretta della mano impregnata di colore) o negative (contorni di mani). Queste ultime sono la maggioranza, e la tecnica usata per la loro realizzazione è d’elevato interesse storico perchè anticipa la pittura a spruzzo. Pare infatti che la pittura venisse spruzzata attraverso un tubicino sulla mano appoggiata alla parete, lasciando cosí il contorno sfumato che possiamo vedere ancora oggi. Ma c’è di più: il soffitto della grande volta non è liscio ed uniforme, ma possiede sporgenze e cavità; i ”pittori” cantabrici hanno saputo inserire questi elementi nei corpi degli animali, in zone come la groppa o i fianchi, per ottenere il massimo realismo nella rappresentazione.

Guardando l’ arte della Preistoria con i nostri occhi moderni, riusciamo a scorgere tutte le caratteristiche che fanno dell’ arte della preistoria un’ arte contemporanea : gli animali sono perfettamente riconoscibili , trasmettono forza , energia , vitalità, sono tridimensionali, a volte diventano astratti. Altamira è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1985, perché rappresenta uno dei ritrovamenti piú significativi dell’arte rupestre preistorica. L’ Arte del Paleolitico è così diventata una finestra su un mondo perduto.

“Da Altamira in poi tutto è decadenza ” diceva Pablo Picasso e ” nessuno di noi è in grado di dipingere così bene”.


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Fenomeno Littizzetto


Lilli Gruber abbandona il terreno della politica e da vita ad un appuntamento tutto “rosa”, ospitando l’irriverente, esuberante e simpaticissima Lucianina.
Sei l’autrice del bestseller “L’educazione delle fanciulle” e attrice del film “E’ nata una star”, ti vediamo ogni domenica da Fazio, hai un compagno e due figli, ma quando ti riposi? – “Essere diva e donna comporta una fatica enorme, per leggere mi devo alzare al mattino alle sei e mezza, quando gli altri dormono ancora, però non vado in palestra”…

Quanto lavoro c’è dietro quei venti minuti domenicali? – ” Un bel po’, inizio il martedi mattina, leggo i gionali, guardo siti, e poi scrivo”.

E del tormentone che da anni si sente a Che tempo che fa: “Eminence, che ora è in pensione, Fazio sembra sempre molto preoccupato? – “Lo è, lo è, ha paura che ci scomunichino”.

Dunque Fazio non conosce le sue battute, sono una sorpresa e a fine show lui teme sempre  la querela, perchè lei arriva velocemente al cuore dei problemi. In Che tempo che fa Fabio Fazio indossa i panni della spalla dell’esuberante Luciana Littizzetto, ne esalta la battuta.  Fanno coppia comica dal 2005, in una progressione di consensi. In quel quarto d’ora domenicale RaiTre tocca punte alte di share. In diretta tv appaiono litigiosi, ma nei corridoi di Corso Sempione tubano come piccioncini, si chiamano “Lucianina” e “Fabietto”. Due caratteri opposti: lui sono quello bene educato lei è la trasgressiva” e questo piace al pubblico. “In settimana ci sentiamo Gli dico l’ultima notizia che commento. I contenuti. Siamo border line, sempre sull’orlo dell’abisso.  E per questo Fabio si agita”.

Luciana ha fatto del linguaggio il suo punto di forza. I commenti sono salaci, è semplice e leggera, le idee le vengono per strada, al mercato, tra la gente e poi ci pensa lei a tradurle in maniera diretta ed essenziale, condita qua e la dalle parolacce, che l’hanno resa popolare. ” Io non sono mai offensiva. Sarà perché sono donna, ma Berlusconi sta zitto. Il tormentone di Eminence? Il cardinal Ruini ha lasciato la presidenza Cei, ma resta il mio referente religioso. Ruini non ha mai reagito, anche perché credo che di domenica veda Disney Channel”.

Il successo non le ha dato alla testa perchè è cosciente che la vita è altrove, lo spazio conquistato con la satira è suo di diritto, è diventato un appuntamento fisso e atteso dagli spettatori. Ma  far ridere è una cosa seria ed è anche una responsabilità, perchè dopo la risata di pancia arriva la riflessione. Piccola di corporatura ma ingombrante nei movimenti, con la sua vocina stridula fa grandi riflessioni su varie tematiche, dal nucleare, al sesso. Il suo  esser ribelle, sfacciata, il suo parlare senza peli sulla lingua,  l’ha resa molto amata dal pubblico italiano, perché non è un personaggio “convenzionale”. Rompe molti degli schemi e delle ipocrisie dietro cui si nasconde la società odierna. A fare da sfondo alle  epiche gesta dei personaggi politici, le notizie “slandre, loffione e smurfie”, cioè i fatti di cronaca  che grazie alla loro bizzarria scatenano la fantasia comica più divertente d’Italia. Fra commenti salaci alle leggi “turbo-pirla” e alle uscite “balenghe” della classe politica, la lingua di “Lucianina” continua a far sgorgare un puro umorismo.

Ma dietro a tutto questo c’è un passato di insegnante a contatto con la diversità e la sensibilità musicale che di certo le è servita per affinare le doti di empatia che la avvicinano alle ansie della gente comune.

E dal sorriso al serio, si parla di stagione della sobrietà. Era più facile far satira ai tempi di Berlusconi? – ” Faceva tutto lui, oggi la situazione è più complessa,  Montblanc è sobrio ma, si può sempre parlare di quello che succede. Si ha la percezione che Montblanc sia serio, è un professore di quelli severi e possiamo rilassarti un po’ tutti, tutti, tranne la Camusso.  E poi c’è la Fornero che ci da delle belle soddisfazioni, come quella della paccata, è una ganza, è una forza”.

E già anche lei di Torino, ma a Torino siete tutte così spietate? – ” No, c’è anche la Chiabotto che fa tanta plni, plin”.

La riforma del lavoro è affidata a tre donne, cosa ne pensi? – ” Sono toste ma, poi arriva Monti e dice si fa così e si discute meno. Sono donne intelligenti con pensieri diversi e storie diverse, per anni abbiamo avuto veline ed escord, queste sono donne capaci. Spero si metteno d’accordo, anche se hanno pensieri diversi. La situazione è complessa e la coperta è corta, dicono tutti che è per il bene del paese ma,  non si capisce qual’è il paese”.

Così sentenziò Lucianina, non senza aggiungere uno dei suoi sorrisi birichini…


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Il bis di Augias


L’appuntamento quotidiano de Le Storie – Diario italiano raddoppia e alle 20.10 ci offre la possibilità di rivedere e riascoltare tematiche interessanti con la replica nel preserale di Raitre.  Con una scelta che non ha precedenti, la rete farà così conoscere il meglio del programma di  Corrado Augias  ad un pubblico decisamente “nuovo”.

L’incontro con Anna Coliva direttrice della Galleria Borghese, è per parlare di un luogo fantastico e di una mostra di tante opere che hanno lasciato il Louvre per tornare “a casa”. Evento eccezionale e unico la mostra celebra il patrimonio storico e culturale che per la prima volta dopo 200 anni ritorna nella sua collocazione originale, ossia Villa Borghese.

Il suo creatore fu il Cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V Borghese, che nel Seicento concepiva come “teatro dell’universo con ogni sorta di delitia che desiderare et haver in questa vita si possa”. Appassionato di ogni forma d’arte, soprattutto antica e contemporanea  radunò sotto il suo tetto sculture antiche e tele di numerosi autori  poi, nel 1807 Camillo Borghese marito della bellissima Paolina Bonaparte vende  gran parte della collezione a suo cognato e da allora tutte queste preziosissime opere d’arte risiedono al Louvre. Per il giovane museo, inaugurato solo nel 1793 le acquisizioni arricchivano le raccolte con la più grande collezione privata d’antichità del mondo. Alcune sculture, come  Il Gladiatore, avevano suscitato grande ammirazione fin dai tempi del Rinascimento, altre erano ritrovamenti più recenti, provenienti da scavi condotti nei dintorni di Roma su terreni di proprietà dei Borghese.

“I Borghese e l’Antico” è il titolo della mostra che ricolloca  statue,  busti,   bassorilievi,   colonne e i diversi vasi che sono stati riposizionati esattamente dov’erano collocati prima di lasciare l’Italia. I visitatori possono così contemplare l’Ermafrodito, che Bernini restaurò nel 1619,  trasformando il naturale appoggio marmoreo in un materasso sul quale la figura era mollemente adagiata e il Seneca morente, una Baccante alta due metri e venti; le Tre Grazie e il Supplizio di Marsia; il gigantesco Vaso Borghese con scene dionisiache, del 30 a. C. e tanto altro.

E se tutte le opere d’arte sparse nel mondo tornassero lì ove in origine erano collocate? Alla domanda del conduttore: “Dipendesse da Lei, restituirebbe i fregi del Partenone alla Grecia o li lascerebbe al British Museum di Londra?” Anna Coliva: “Che domanda terribile!” risponde la storica dell’arte. “Gli Inglesi li hanno presi ma li hanno anche conservati benissimo. Le cose sono di chi se le merita. Noi non abbiamo tenuto tante cose perché non le abbiamo volute. I proprietari di tante opere d’arte, le grandi famiglie non hanno mai esitato a vendere i propri gioielli  per continuare a vivere agiatamente. Adesso stiamo facendo lo stesso vendendo pezzi di paesaggio. Vendere il nostro paesaggio serve a chi vuole continuare a mantenere un certo tenore di vita con l’idea che sia sempre meglio che lavorare.”

Triste e amara conclusione. L’arte è un meraviglioso universo parallelo che permette di viaggiare nel tempo ammirando le opere, mentre si è osservati dagli sguardi vigili e immortali dei capolavori di ogni epoca. Tutta la villa è stata concepita e decorata in funzione dell’ opera che ospitava. Basta posare lo sguardo ovunque per rimanere senza fiato. Capolavori d’altri tempi che segnavano l’importanza di chi li possedeva. In passato dunque era l’arte che creava l’immagine della potenza,  oggi il denaro, arido esempio di valore contemporaneo.


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Lo strappo sull’articolo 18


La riforma del lavoro vista da due  organi d’informazione. Bianca Berlinguer apre il notiziario di Rai3 con con le parole “pronto lo sciopero e gelido l’equilibrio raggiunto, ora la parola al Parlamento”. Enrico Mentana :” E’ il primo giorno di primavera, giornata molto forte per quanto riguarda l’accordo sul mercato del lavoro, mancato l’ok della Cgil all’art.18″.

Dopo lo strappo con la Cgil, i telegiornali valutano l’impatto politico del mancato accordo sulla riforma del mercato del lavoro. E il quadro che  si para davanti non è rassicurante. La Cgil reagisce duramente, è la fine dell’illusoria unità sindacale, la divisione tra i partiti è aspra, il Pd è in seria difficoltà, dilaniato tra governo e sindacati e ora la riforma verrà presentata come legge delega.  Non si da per vinta la Camusso e proclama lo sciopero generale. “non si tratterà di una fiammata di breve periodo, ma di iniziative capillari e incisive nel tempo”. Vuole cambiare le cose, perché crede che, con questa riforma l’articolo 18  “non farà più da deterrente” ai licenziamenti”.  La battaglia sarà dura, afferma Mentana, la tensione è grande, la Cgil vuole modificare l’accordo con una lunga stagione di lotte.   Landini: “questo provvedimento è grave, lo contrasteremo, su tutto”. Uil: ” La via più efficace è quella di intervenire sui gruppi parlamentari”. Monti: “La Cgil ha espresso il proprio dissenso sull’articolo 18. Tutti gli altri hanno dato il loro consenso. Per il governo la questione è chiusa”.

La modifica dell’articolo 18 è una questione importante e fa scattare fibrillazioni varie. Il Pdl è soddisfatto, il Pd no, la rottura con i sindacati procura problemi e si rischia la spaccatura, il malumore è diffuso e tutti sono nell’occhio del ciclone. Bianca Berlinguer intervista Massimo D’Alema in collegamento da Montecitorio:  Crede che il governo avrebbe potuto valutare meglio le proposte dei sindacati? – ” In questa riforma ci sono aspetti positivi come il sistema degli ammortizzatori”. – Se non si arrivasse alle modifiche, il Pd la voterà? – “E’ piuttosto difficile parlare oggi di cosa sarà presentato in Parlamento come legge delega, noi lavoreremo per correggerla e migliorarle anche perché il testo sul’articolo 18 mi sembra confuso e pericoloso, chi valuterà il licenziamento? Non è possibile lasciare solo alle imprese la decisione”. Riuscirete  a restare uniti? – ” Tutti hanno detto che bisogna migliorarla, io consiglierei maggior cautela e di comportarsi come una grande forza di governo che risponde ai cittadini” .

L’intenzione dunque è di “spiegare, spiegare e spiegare” che altra via non c’era e il lavoro diventa una bella gatta da pelare. In tempi di crisi come questi, non conviene mettere alla prova la capacità di controllo di emozioni del popolo, come la rabbia. Sarebbe come mettere un pezzo di carne nella bocca di un lupo affamato e tentare di toglierlo dopo.